Mercoledì 30 aprile 2025, ore 18:09

Londra 

Pace e sostegno a Zelensky, la svolta europea per l’Ucraina 

Una pace "giusta" e a mano armata di cui l'Europa - o almeno "una coalizione di volenterosi" europei - è disposta ad assumersi "il grosso del peso"; ma a patto di ritrovare l'appoggio degli Usa anche nella nuova era di Donald Trump. È questo il messaggio pro Kiev partorito dal vertice a 16 di Londra, come risposta (per ora interlocutoria) degli alleati agli strappi del grande fratello d'oltre oceano. Messaggio che si traduce in una nuova bozza di piano per l'Ucraina promossa da Regno Unito e Francia, con il coinvolgimento di Kiev e magari di un paio di altri Paesi europei al momento imprecisati. E destinata nelle intenzioni ad accrescere il ruolo politico del vecchio continente, ma anche i costi a suo carico, in vista del dopoguerra nella speranza che questo possa bastare all'amministrazione Trump.

La mossa predisposta dal padrone di casa Keir Starmer di fronte allo tsunami geopolitico simboleggiato dall'umiliazione inferta venerdì alla Casa Bianca al presidente ucraino Volodymyr Zelensky è planata inattesa sul vertice euroatlantico ospitato dal primo ministro britannico a Lancaster House, sotto un cielo londinese insolitamente sereno. Argomento di dibattito di un tavolo attorno al quale si sono accomodati, in un formato ad assetto variabile del tutto inedito, i leader di 16 Paesi Ue ed extra Ue, fra cui, per l'Italia, Giorgia Meloni, oltre ai vertici dell'Unione e dell'Alleanza Atlantica. "Siamo di fronte a una sfida generazionale e a un momento unico per la sicurezza dell'Europa", ha esordito il premier dell'isola della Brexit cercando di dare un tono solenne alla sua oratoria in genere grigia: affiancato plasticamente da un lato dal presidente francese Emmanuel Macron e dall'altro da Zelensky (abbracciato a ripetizione e ricevuto con tutti gli onori anche da re Carlo, come a risarcirlo del trattamento incassato a Washington).

Ossia dai due co-sponsor di questo piano in fieri. Piano che come premessa include l'appello - svelato da Macron in un'intervista al Figaro - per "una tregua di un mese" a livello di attacchi aerei, navali e contro "le infrastrutture elettriche" dell'Ucraina. Mentre in prospettiva indica 4 obiettivi fondamentali: consolidare la posizione dell'Ucraina (attraverso il rilancio degli aiuti militari e il mantenimento della pressione economica su Mosca); arrivare a un cessate il fuoco che sia precondizione di una pace "giusta e duratura"; tutelare "la sovranità" del Paese invaso; delineare uno schema di garanzie adeguate per la sicurezza di Kiev tale da esprimere un credibile potenziale dissuasivo verso la Russia.

"Abbiamo concordato - ha spiegato Starmer - che il Regno Unito, assieme alla Francia e possibilmente a uno o due altri Paesi, lavorino con l'Ucraina su un piano per mettere fine ai combattimenti da discutere poi con gli Stati Uniti". "Un passo nella giusta direzione - ha assicurato - che non vuole escludere nessuno.

Ma che risponde alla necessità di agire rapidamente, in modo più agile", dando vita a "una coalizione di volenterosi". Definizione non esattamente di buon auspicio, se si considera che venne ideata a suo tempo dall'amministrazione neocon americana di George W. Bush per etichettare quei governi disposti a seguire gli Usa (e la Gran Bretagna di Tony Blair) nell'avventura dell'invasione dell'Iraq a costo di spaccare allora l'Europa.

Ma a descrivere l'intenzione di sir Keir di porsi stavolta alla testa di un fronte europeo pro-Ucraina, nonché di fare da "ponte" con il vitale alleato d'oltre oceano. "Dobbiamo riarmarci", ha fatto poi eco la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Mentre Meloni, in sintonia con Starmer sulla necessità di preservare a ogni costo il legame transatlantico e "l'unità dell'Occidente", ha derubricato l'iniziativa anglo-francese a uno "spunto" interessante. Non senza sollevare obiezioni sull'ipotesi di uno schieramento futuro in Ucraina di peacekeeper europei, già bollato da Mosca alla stregua di un atto "di guerra"; e insistere semmai sull'esigenza di un vertice d'emergenza Usa-Ue (spalleggiata dal polacco Donald Tusk).

Rodolfo Ricci

( 3 marzo 2025 )

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