Martedì 29 aprile 2025, ore 17:23

Poesia

Papa Francesco e la speranza creativa

di ALESSANDRO MOSCE'

Se ne è andato nel giorno dell’Angelo, che è il simbolo della transizione tra la terra e il cielo, del mistero della polifonia della Resurrezione che persuade i creativi tanto quanto la morte. Colpiva che Papa Francesco, con estrema convinzione, considerasse la poesia uno strumento essenziale per l’umanità, un tramite per comprendere la realtà tangibile, giornaliera. Il Pontefice, pragmatico e incisivo nel suo ruolo apostolico, individuava la poesia come un linguaggio (e in effetti è innanzitutto un linguaggio) rivelatorio della verità con e oltre la fede stessa. E già questo aspetto significa fare i conti con l’u mano senza pregiudizi, arginando una superficiale formulazione. “La letteratura legge il cuore dell’uomo, aiuta ad accogliere il desiderio, lo splendore e la miseria. Non è teoria. Aiuta a predicare, a conoscere il cuore”. Così Papa Francesco si era espresso nel 2016 in un’intervista a Padre Antonio Spadaro su “Civiltà Cattolica”. La parola affidata alla scrittura rappresenta qualcosa che esula dall’astrattezza per puntare ad un’indagine. Pochi giorni fa è uscita la pubblicazione “Viva la poesia!” (Edizioni Ares): la prima antologia dei testi in cui il pontefice ha manifestato il suo pensiero (magistero) concentrato, appunto, sulla poesia. Spadaro ne ha raccolto estratti da encicliche, esortazioni, interviste, prefazioni e lettere personali. Nella “Lettera del Santo Padre Francesco sul ruolo della letteratura nella formazione” del 17 luglio 2024 e nella sua “Lettera ai poeti”, pubblicata nel volume Versi a Dio.

Antologia della poesia religiosa, edito nel 2024 da Crocetti, in una sorta di biglietto augurale, il pontefice sottolinea che “la poesia ci aiuta ad essere umani, e oggi ne abbiamo bisogno”. Leggere con serenità e gratuità, era il suo monito. Un pensiero tanto semplice quanto esclamativo. Bergoglio ha rimarcato il logismo “poeti sociali” nel coraggio di infondere speranza

laddove appaiono “scarto ed esclusione”. Gli piacevano le metafore per rendere il suo pensiero agile, flessibile. La poesia collima con la speranza creativa per forgiare la dignità dell’individuo, della casa, della terra, della comunità. Ovviamente Papa Francesco amava i poeti latino-americani. In Querida Amazonia, un’esortazione post-sinodale, attribuì ai versi una forza profetica citando il colombiano Juan Carlos Galeano: “Il fiume è una fune a cui si aggrappano animali e alberi. / Se tirano troppo forte, il fiume potrebbe esplodere”. E’ stato l’u nico pontefice ad attribuire alla letteratura un compito formativo e non lo ha fatto sostenendo solo, per rafforzare la sua dottrina, gli autori cattolici. Esperienza ed immedesimazione nell’altro costituivano uno strumento di discernimento, la dimensione piena dell’umanità che si interroga e si riconosce. Stupì quando il 7 luglio 2024, nelle Settimane sociali di Trieste, richiamò Umberto Saba e la sua Città vecchia, un testo in cui si fa riferimento alle osterie, alle prostitute, ai marinai, al dragone, alle creature della vita e del dolore (“s’agita in esse, come in me, il Signore”). Dante era definito un “compagno di viaggio” capace di indicare la retta via fuori dalle “selve oscure” in cui si rischia di perdere l’orientamento.

Le opere di Borges, Dostoevskij, Leopardi, Lorca, Malègue, Manzoni, Paz, San Francesco, per Bergoglio, erano letture appassionate, telescopi spirituali per vedere più lontano. La bellezza dell’universo, sottolineò, è espressa nel Cantico di Frate Sole. Non come aspetto estetico fine a sé stesso, ma come rappresentazione storica dell’arte tutta che unisce l’uomo al passato e lo coniuga al presente e nell’avve nire. Adesso, più che mai, la poesia, “sintassi dell’azione”, salga in cattedra.

( 26 aprile 2025 )

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Il pontefice riteneva che la poesia accogliesse desiderio e miseria

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