Milioni di addetti ”hanno permesso alle imprese del settore di affrontare la sfida del Covid sobbarcandosi un carico aggiuntivo notevole in termini di rischio” e che ”subiscono sistematicamente il disagio di lavorare nei giorni domenicali e festivi, sovente chiamati a garantire prestazioni sempre più flessibili a discapito della loro vita relazionale”.
”Le tattiche dilatorie, a quasi quattro anni dalla scadenza dei contratti nazionali, non sono più ammesse”, proseguono i sindacati rimarcando tra l'altro la perdita di potere d'acquisto per i lavoratori di fronte al carovita ”fuori controllo”. Da parte di Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Legacoop, Confcooperative-Consumo e Utenza e Agci-Agrital - conclude la nota unitaria di Filcams, Fisascat e Uiltucs - ”debbono giungerci risposte adeguate a soddisfare le legittime aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori; se così non sarà, toccherà alle lavoratrici ed ai lavoratori mettere in campo una risposta adeguata per riconquistare i loro contratti collettivi nazionali”.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, in particolare, puntano il dito contro le richieste formulate da Confcommercio, finalizzate a ridurre scatti di anzianità, permessi retribuiti e 14° mensilità; e stigmatizzano ”le proposte salariali avanzate da Federdistribuzione, Confesercenti e dalle Associazioni della Cooperazione di consumo, inadeguate a far fronte alla perdita del potere di acquisto dei lavoratori”, mentre ”i redditi di chi lavora ristagnano e le condizioni materiali di vita di milioni di dipendenti a reddito fisso sono in caduta libera a causa della grave irresponsabilità dimostrata dalle associazioni imprenditoriali nel lungo percorso negoziale”.
Giampiero Guadagni