Due operai edili, padre e figlio, sono morti dopo essere precipitati da una piattaforma di elevazione crollata mentre erano impegnati in un lavoro di ristrutturazione di uno stabile a Taranto.
I due sono precipitati da un’altezza di circa 10 metri perché si è rotto il braccio elevatore della piattaforma che, nei lavori edili, serve per raggiungere il piano sul quale bisogna effettuare l’intervento. Violento l’impatto al suolo e vani i tentativi del personale del 118 per rianimarli.
Secondo un primo accertamento compiuto dallo Spesal, il servizio Asl che si occupa di sicurezza sul lavoro, i due operai non avrebbero avuto la cintura di sicurezza che serve a imbragarli alla piattaforma, presa a nolo per svolgere la ristrutturazione commissionata da privati. I due lavoravano con un’impresa della provincia di Bari impegnata nei lavori.
“Il drammatico incidente mortale in un cantiere di Taranto - afferma il segretario nazionale della Filca-Cisl Stefano Macale- costato la vita a due operai edili, allunga ulteriormente la scia di sangue in edilizia, che si conferma così uno dei settori con il più alto indice di infortuni, spesso mortali. Anche quella odierna è una tragedia inaccettabile e che ci lascia sgomenti, resa più drammatica dalla circostanza che i due operai sono padre e figlio”. “Dall’inizio dell’anno ad oggi i morti sul lavoro sono circa 630 - continua Macale - il 20% dei quali nei cantieri. Continuiamo a ripetere che serve una cultura della sicurezza che vada oltre la repressione, ma che abbracci sia la formazione che l’informazione. Su questi temi il governo dovrebbe coinvolgere le parti sociali e il sistema della bilateralità - conclude il sindacalista - molto diffuso in edilizia e composto da centinaia di professionisti che in tutta Italia danno il loro contributo quotidiano per la sicurezza e la formazione nel lavoro edile. Un loro coinvolgimento attivo non può che dare un contributo prezioso alla cultura della sicurezza, ponendo così fine a questa intollerabile lista di edili morti sul lavoro”.