Previsto ancora un calo del fatturato nel 1° trimestre 2025, rispetto al Q4 del 2024: 2,51 miliardi di euro, una diminuzione del 24,4% rispetto ai primi tre mesi del 2024, una flessione del 27,6% rispetto al trimestre precedente. Le parole di Jean-Marc Chery, Ceo di StMicroelectronics, nelle comunicazioni del board del 30 gennaio, confermano il periodo di difficoltà della multinazionale, allarmano il sindacato e cominciano a preoccupare i lavoratori. I dati e i primi segnali di intervento di Saving, si aggiungono alla mancata crescita del fatturato nel 2024: 13 miliardi contro i previsti 17.
Se il trend dei trimestri successivi dovesse assestarsi su tale risultato, per StM il 2025 si chiuderebbe tra 10 e 11 miliardi di dollari. Solo nella primavera del 2024, Chery confermava l’obiettivo dei 20 miliardi nel 2027. Ma questi numeri inattesi hanno costretto il board a rivedere il piano industriale per il 2025/27. L’altro dato previsionale che allarma, infatti, è il calo di risorse per gli investimenti. “Per l’intero 2025 - dice Massimiliano Nobis, segretario nazionale Fim Cisl - i vertici di StM prevedono di investire tra 2 e 2,3 miliardi di dollari di spese in conto capitale, in riduzione rispetto ai 2,53 miliardi del 2024 e ai 4 miliardi del 2023”.
Anche sul lato industriale, quanto comunicato risulta non soddisfacente per i siti produttivi di StM in Italia, Agrate e Catania: dalle parti dell’Etna Valley, serpeggiano timori sui piani innovativi della fabbrica di carburo di silicio, il Campus SiC. Continua Nobis “se si può condividere l’auspicio di ‘ridisegnare la base produttiva e migliorare la capacità produttiva di semiconduttori in silicio da 300 millimetri (nei siti di Agrate e di Crolles in Francia) e di semiconduttori al carburo di silicio da 200 millimetri (a Catania)’. Non possiamo concordare che ciò avvenga a parità di volumi prodotti che, in un quadro d’innovazione e d’efficientamento del processo, profilerebbe una possibile riduzione degli addetti e anche una possibile delocalizzazione dei microchip più maturi. I volumi vanno aumenti mantenendo l’attuale gamma e con lo sviluppo di nuovi prodotti. Attendiamo da parte del ministro delle Finanza Giorgetti e del Mimit Urso la convocazione urgente di un tavolo ministeriale”.
A Nobis, fa eco Pietro Nicastro, segretario generale Fim Cisl Sicilia: “A meno di un anno dall’incontro, a Catania, tra Margrethe Vestager, allora commissaria UE alla Concorrenza e vicepresidente della Commissione, il ministro Urso e Chery, per presentare un investimento di 5 miliardi destinato a realizzare la prima fabbrica di carburo di silicio in Europa, temiamo che i tempi si allunghino”. “L’avvio della produzione - ricorda il segretario della Fim siciliana - era infatti previsto per il 2026, con un ramp-up a piena capacità entro il 2033. Ora, emergono dubbi sui tempi di sviluppo del piano industriale, che prevede l’assunzione di 700 dipendenti, che potrebbero subire ritardi a causa della diminuzione della domanda, in particolare per i veicoli elettrici in Europa”. “Il piano industriale 2025/27 - prosegue Nicastro - contempla un’accelerazione nella produzione di prodotti in carburo di silicio (SiC) a 200 mm sulle nuove linee: un aspetto positivo per il sito catanese e per il quale bisogna mantenere l’impegno preso. Tuttavia, il piano prevede anche una graduale riduzione della produzione nelle vecchie linee da 200 mm e 150 mm. il rischio è un impiego potenzialmente inferiore di personale, quando invece, il sito doveva incrementare la propria capacità produttiva, non semplicemente sostituirla”. “Affinché StM di Catania rimanga strategico e un riferimento di eccellenza per i semiconduttori di potenza - ribadisce Nicastro - non devono essere previsti piani di risparmio, e devono essere confermati i tempi di realizzazione della nuova fabbrica. Attendiamo, dunque, la possibilità di discutere il piano industriale 2025-27 con la direzione di StM, e la convocazione al Mimit, per ottenere chiarimenti sul ruolo strategico di StM in Italia e a Catania”.
Rosario Nastasi