In presidio permanente e ininterrotto fuori dall’azienda, 72 giorni, per cercare di evitare quei 243 esuberi annunciati dalla Philips, i lavoratori della Saeco di Gaggio Montano, nel Bolognese, hanno approvato l’accordo raggiunto a Roma - nei giorni scorsi - tra sindacati, istituzioni e Philips. Un’intesa in cui sono previsti esodi incentivati con 75mila euro, il ricorso alla cassa integrazione e investimenti di 23 milioni di euro per lo stabilimento sull’Appennino bolognese. Al referendum - tenuto ieri e oggi per decidere se dare il via libera all’ipotesi di accordo - si sono presentati 459 dipendenti sui 541 aventi diritto pari all’84,84%: 438 di loro, il 95,42%, hanno detto si mentre 14, pari al 3,05% hanno detto no. Quattro, invece, le schede bianche, pari allo 0,87% e tre le schede nulle, pari allo 0,65%.
"Ora servirebbe l’ingresso di un imprenditore del territorio per garantire prospettive a lunghe termine". Interviene il segretario della Fim-Cisl Area metropolitana bolognese, Marino Mazzini che auspica un "ruolo attivo" da parte di Unindustria Bologna. A Gaggio Montano, dove ha sede la Saeco controllata da Philips, osserva, "abbiamo scongiurato i licenziamenti unilaterali, ma ora occorre pensare al futuro e allo sviluppo di un sito produttivo che deve essere assolutamente rilanciato. Al di là di quanto stabilito nell’accordo in termini di vigilanza, supporto e ricollocazione e all’impegno di Philips e della Regione in merito ai capannoni inutilizzati - argomenta - potrebbe essere il momento giusto per un impegno e per investimenti da parte di un imprenditore del nostro territorio". A giudizio di Mazzini, "uno o più imprenditori, radicati e legati al territorio e alla comunità, possono dare una prospettiva di lungo respiro all’economia della vallata: un investimento a lungo termine, con un occhio al territorio, che vada oltre il puro risultato economico purtroppo spesso perseguito dalle multinazionali". Pertanto, aggiunge l’esponente della Fim-Cisl, "auspichiamo che Unindustria Bologna svolga un ruolo attivo facendosi promotrice, tra i propri associati, affinchè si possa realizzare un investimento di imprenditori locali sul territorio montano. Sarebbe, infatti, la realizzazione di un nuovo modello di sviluppo che - chiosa - lega il valore della responsabilità d’impresa al territorio".