Una storia senza fine, quella che si sta vivendo attualmente nelle carceri italiane. Troppi sono i silenzi assordanti del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, nella gestione emergenza epidemiologica che, ormai da tempo, sta flagellando l’intero panorama nazionale.
A lanciare l’ennesimo grido di allarme sono le organizzazioni sindacali del Corpo di Polizia Penitenziaria, Sappe, Osapp, Uilpa Pp, Sinappe, Fns Cisl, Uspp e Fp Cgil, evidenziando i precari approvvigionamenti di dispositivi di protezione e l’attuazione di concreti ed efficienti protocolli sanitari, a tutela dell’incolumità fisica di tutta la collettività penitenziaria.
“Siamo esausti ed amareggiati - sostengono i sindacati - di restare spettatori di una consolidata inerzia e del tracotante oscurantismo istituzionale nei confronti di donne ed uomini in divisa che, quotidianamente, espletano la loro attività lavorativa, con spirito solerte ed impavido, nonostante le forti preoccupazioni che attanagliano la loro giusta serenità”.
Per i sindacati di categoria c’è l’urgente necessità di sottoporre tutto il personale a test sierologici o tamponi faringei, al fine di individuare anche soggetti asintomatici, adeguare dispositivi di protezione, avviare percorsi formativi, attivare protocolli sanitari, con seri percorsi e piattaforme, nonché incrementare le sanificazioni negli ambienti di lavoro.
“Abbiamo chiesto da tempo al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e al ministro della Giustizia di farsi carico di sollecitare il ministro della Sanità affinché dia un indirizzo, in tutte le regioni - ribadisce con forza il segretario generale Fns Cisl Pompeo Mannone - con il quale si dica che dopo il personale sanitario si devono effettuare i test al personale delle forze dell’ordine, forze armate e vigili del fuoco, che sono le categorie più esposte dopo il personale sanitario”.
“In particolare la polizia penitenziaria - continua Mannone - lavorando all’interno delle carceri è molto esposta poiché possibili contagi provocherebbero enormi problematiche di diffusione complessiva all’interno dell’istituto di pena in questione”.
Mannone sollecita le autorità politiche e amministrative a fare quello che è necessario: salvaguardare la salute e la sicurezza del personale in particolare in questa fase ancora molto critica.
“Andremo avanti nella nostra lotta - continuano i sindacati unitariamente - senza arretrare di un solo millimetro fino a quando non vedremo apodittici cambi di rotta e seri autorevoli indirizzi. Saremmo anche disposti a scendere immediatamente in piazza - concludono i sindacati - per manifestare il nostro dissenso, ma siamo responsabilmente consapevoli degli imperativi normativi attuati in questo triste momento storico, ma non escludiamo gli eventuali interessamenti dei nostri uffici legali”.