E anche per la vertenza elica primo importante passo in avanti dal tavolo convocato al Mise con sindacati e azienda, che hanno condiviso l’intenzione di ridefinire un nuovo piano industriale che preveda il rafforzamento della produzione di ”alto di gamma” già presente in Italia e soprattutto il reshoring di produzioni presenti negli stabilimenti polacchi del Gruppo. Le parti si sono dati tempi stretti, per arrivare entro il 30 settembre prossimo ad un nuovo piano che scongiuri i 409 licenziamenti. Intanto, l'azienda ha assicurato che non procederà ad atti unilaterali. Soddisfatti i sindacati. ”Ora bisogna rispettare gli impegni e i tempi del nuovo piano”, sottolinea il segretario nazionale della Fims Cisl Nobis per il quale ”è importante in questa fase coinvolgere anche le Rsu nella ridefinizione del piano industriale di Elica”.
Ancora lontana, invece, una soluzione per Whirlpool. Giovedì sono arrivati a Roma a bordo di sette pullman gli operai del sito di Napoli per manifestare ”contro l'arroganza dell'azienda che ha aperto le procedure di licenziamento in barba alle richieste di sindacati Governo di utilizzare prima le 13 settimane di cassa integrazione previste dall'intesa sottoscritta da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria con l’Esecutivo”.
La manifestazione nazionale convocata è stata accompagnata da 8 ore di sciopero, pienamente riuscito.
Afferma da parte sua la viceministra al Mise Todde: ”Le multinazionali, soprattutto se hanno ricevuto contributi e sostegni, non possano scaricare i lavoratori come i pacchi”. Todde annuncia regole più severe dopo i casi Gkn, Gianetti e Whirlpool ”anche se "bisogna rendere le aziende capaci di stare sul mercato e creare lavoro”. Le ultime vertenze, spiega la viceministra, ”sono quasi tutte legate all'automotive, le chiusure però non dipendono dalla pandemia, ma da una crisi strutturale ben visibile dai bilanci. Il punto è trovare una soluzione sostenibile che permetta ai dipendenti di trovare un posto di lavoro, non possiamo chiedere all'azienda di continuare in perdita”. Sulle multinazionali ”stiamo ragionando a uno schema che li obblighi almeno a seguire percorsi più civili. Contro le delocalizzazioni inoltre ci sono gli incentivi Mise, il Fondo Salvaguardia : è uno schema incisivo, chi accede ai fondi non può delocalizzare per 5 anni”.
Giampiero Guadagni