Sono arrivati da tutta la regione per chiedere la riapertura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale del settore metalmeccanico, interrotte dopo che le associazioni imprenditoriali (Federmeccanica e Assistal) hanno presentato una controproposta alla piattaforma sindacale, che Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil hanno considerato inaccettabile. I lavoratori e le lavoratrici delle imprese lombarde hanno scioperato per quattro ore e manifestato davanti alla sede di Assolombarda, ultimo appuntamento del ciclo di mobilitazione proclamato in tutta Italia dallo scorso dicembre. Scelta non casuale quella di chiudere a Milano perché, come aveva evidenziato il segretario generale della Fim Ferdinando Uliano intervenendo all’attivo regionale unitario tenutosi in città alcuni giorni fa, sono stati proprio gli imprenditori lombardi i più intransigenti al tavolo di confronto. Il contratto è scaduto da sette mesi e coinvolge oltre 1,4 milioni di addetti, circa 550 mila dei quali si concentrano in Lombardia.
“L’ampia partecipazione alle iniziative di mobilitazione - ha osservato il segretario generale della Fim Cisl Lombardia, Mirko Dolzadelli - dimostra la ferma volontà dei lavoratori e delle lavoratrici di ottenere il riavvio della discussione, che però non può certo cominciare dalle proposte avanzate dagli industriali. Federmeccanica e Assistal devono ascoltare le voci che arrivano dalle aziende, perché è il capitale umano che le rende produttive e competitive sui mercati internazionali. I metalmeccanici sono il cuore pulsante della Lombardia e dell’Italia”.
La scelta delle associazioni imprenditoriali di presentare una contro-piattaforma (un fatto già di per sé piuttosto inusuale) aveva sorpreso in negativo i sindacati anche perché il documento non accoglie nessuna delle loro proposte, sia per la parte economica che per quella normativa. Di fatto, a detta di Fim, Fiom e Uilm, rappresenta addirittura un passo indietro rispetto all’accordo siglato nel 2021 che, in un momento difficile per il Paese, aveva permesso di recuperare il potere d’acquisto delle maestranze e di rilanciare il settore.
“La verità è che la trattativa non è mai decollata - ha aggiunto Dolzadelli - a causa della irresponsabilità e dell’atteggiamento a dir poco conservativo che hanno tenuto le associazioni imprenditoriali. Lo scontro lo hanno voluto loro. Basta dire che a fronte della nostra proposta di aumento di 280 euro, Federmeccanica e Assistal hanno detto di non prevedere alcun incremento nelle buste paga, il che è inaccettabile. Vogliamo un contratto che metta al centro la dignità e le aspettative dei lavoratori e delle lavoratrici”. Le distanze sono enormi anche su altri aspetti, oltre quello salariale. I sindacati denunciano la mancanza di risposte anche in tema di orario di lavoro, premi di risultato, precariato, appalti, welfare, salute e sicurezza. Per Fim, Fiom e Uilm l’ostracismo degli industriali rimette in discussione i rapporti fra le parti, i risultati costruiti negli anni e un modello contrattuale che ha garantito stabilità, crescita e diritti.
Mauro Cereda