Salta l’ingranaggio contrattuale che finora ha tenuto insieme i pezzi delle relazioni sindacali con l’azienda svedese Ikea che ha deciso di annullare unilateralmente, a partire dal primo settembre, la contrattazione integrativa applicata agli oltre 6mila dipendenti dei 21 punti vendita italiani. Per questo, da domani, parte la raffica di scioperi. Si inizia dai punti vendita Ikea della Lombardia, ma non solo. Lo sciopero è stato infatti dichiarato a livello nazionale, ma i singoli territori si gestiscono autonomamente. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno deciso l’iniziativa - al motto "i diritti non si smontano". L’astensione dei punti vendita Ikea lombardi riguarda Carugate, in provincia di Milano, davanti cui si terrà un presidio, Corsico e San Giuliano in provincia di Brescia a Roncadelle. I dipendenti dell'azienda, che commercializza soprattutto mobili e complementi d’arredo in tutto il mondo (151.000 lavoratori e fatturato annuale di 29 miliardi, con 21 punti vendita in Italia e 6587 occupati), fondata nel 1943 dallo svedese Ingvar Kamprad, protesteranno dunque compatti.
Una decisione, quella del gruppo, che arriva proprio nella fase iniziale dei negoziati di rinnovo del contratto integrativo aziendale e alla quale i sindacati di categoria Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs rispondono con la proclamazione dello stato di agitazione ed un pacchetto di 16 ore di sciopero - 8 a livello territoriale e 8 a livello nazionale - decise al termine del coordinamento unitario convocato a Firenze.
"Si tratta di un atto incomprensibile e spropositato - ha affermato il segretario nazionale della Fisascat Vincenzo Dell’Orefice – in quanto il negoziato è solo alle battute iniziali”. Infatti, in occasione degli ultimi incontri di trattativa, la direzione aziendale ha sottoposto ai sindacati delle proposte tese a modificare la struttura del salario aziendale, sulle quali, sia pure a livello interlocutorio, si sono potute apprezzare delle posizioni argomentate da parte di Fisascat, Filcams e Uiltucs.
"Per quel che ci riguarda - ha aggiunto Dell’Orefice - gli incontri già programmati per il 12 e 25 giugno restano confermati; in quella sede faremo quanto è necessario per ridare alle lavoratrici ed ai lavoratori un contratto integrativo capace di valorizzare il loro prezioso contributo professionale". "Auspico che anche per Ikea il riconoscere un congruo trattamento sia in termini economici che normativi a quanti con il proprio apporto quotidiano le consentono di affermare un'indiscussa leadership commerciale - ha concluso il sindacalista - sia un obiettivo da perseguire in questa tornata negoziale".
"Per Ikea i propri collaboratori sono la risorsa più importante - fa sapere l’azienda - ne rispetta i diritti e vuole continuare ad offrire loro condizioni di lavoro ed economiche migliori rispetto al mercato esterno". Alla luce della crisi economica l’azienda spiega di aver deciso di non rinnovare autonomamente l’integrativo per "ridiscuterne i contenuti". "Ikea - afferma quindi la società - vuole arrivare a firmare un nuovo contratto integrativo aziendale, che sia in linea con il nuovo contesto economico e sociale e assicuri basi solide allo sviluppo futuro della presenza di Ikea in Italia". Ikea nega ad esempio di voler cancellare le maggiorazioni festive e domenicali, ma solo discutere su come renderle più eque per tutti (oggi alcune sono al 130% mentre altre al 30%), e su come ripartire meglio le presenze