L'industria automobilistica europea è al collasso”. Suonano forti e chiare le parole del ministro Adolfo Urso durante il confronto al Mimit su Stellantis. Una crisi annunciata da tempo che oggi si basa su numeri concreti e su scelte non più rinviabili “altrimenti - come anche affermato da Urso - nei prossimi mesi, senza un cambio di rotta in Europa, dopo gli agricoltori anche gli operai bloccheranno le capitali europee e imporranno un cambio di rotta. Il problema - continua - non è Trump e non è nemmeno la Cina bensì l’Europa. Dobbiamo cambiare da subito la politica industriale nel settore auto in Europa. Non possiamo aspettare la revisione prevista alla fine del 2026. Tra due anni non avremo più una industria automobilistica. Dobbiamo farlo subito, nei primi 100 giorni della nuova Commissione”.
Parole che non lasciano più dubbi alla crisi che sta investendo tutto il settore auto e che i sindacati avevano supposto da tempo. “La situazione è grave - afferma il segretario generale della Fim Ferdinando Uliano - e noi lo diciamo da diverso tempo, ma nè il Governo nè tantomeno l’Europa, si sono mossi. Ora bisogna portare la questione a livello europeo con un Next Generation Eu dell’automotive. Forse il Governo si è reso conto di aver fatto un errore stratosferico”aggiunge Uliano che, in particola rispetto a Stellantis afferma: “Il piano industriale deve essere rafforzato per il rilancio del settore. Non bisogna chiudere stabilimenti né procedere a licenziamenti unilaterali, ma mettere in campo tutti gli investimenti necessari, nuove piattaforme, nuovi modelli”. Negativo da parte del sindacalista il giudizio sul taglio degli incentivi “il fondo era già molto limitato e tagliare l’80% delle risorse è stata una follia”. Per il ministro Urso invece gli ecobonus svenano gli Stati ma non risolvono il problema. “È come svuotare un oceano con dei secchielli - ha affermato - . Quest’anno abbiamo investito un miliardo di euro di intesa con Stellantis, che aveva sostenuto che la misura avrebbe aumentato la produzione in Italia. È accaduto esattamente il contrario e quindi, come preannunciato, non la riproporremo più. Destineremo tutte le risorse del fondo, che pensiamo di aumentare nel corso della manovra, sul fronte dell’offerta, a sostegno delle imprese, soprattutto degli investimenti della filiera dell’automotive”.
Il ministro ha anche fatto a Stellantis un richiamo sulla responsabilità sociale per il rilancio dell’auto italiana. “Chiediamo un vero, significativo e chiaro piano industriale, che entri nel dettaglio di ogni stabilimento in Italia e che preveda un significativo aumento degli investimenti nel nostro Paese. È questa la posizione del sistema Italia non solo del governo”. Come dimostrano le mozioni parlamentari approvate alla Camera e lo stesso sciopero dei sindacati, vi è una condivisione generale, una piena unità di intenti, dal Parlamento ai sindacati, dalle Regioni alla filiera della componentistica, tutti chiedono insieme che Stellantis si impegni concretamente per il rilancio dell’industria dell’auto e per la salvaguardia dei posti di lavoro.
In assenza del ceo di Stellantis Carlos Tavares, la vicepresidente communication & public affairs Daniela Poggio, ha tenuto a ribadire che Stellantis ha un piano per l’Italia e “lotteremo per difendere la nostra leadership”affermando poi che “Stellantis, con la sua dimensione internazionale, ha potuto mantenere una posizione di forza all’interno del settore per affrontare le difficoltà del presente e le sfide del futuro”. E sulla transizione verso l’elettrificazione aggiunge: “La riconversione comporta un maggiore costo dei veicoli elettrici del 40%, e questo è il principale problema che non abbiamo ancora risolto. A tutto questo si aggiunge anche il problema delle euromulte, che scatteranno dal 1° gennaio prossimo e che potrebbero costare 15-17 miliardi di euro di sanzioni sulle case automobilistiche.
Sara Martano