Dopo un percorso tortuoso e otto incontri, puntellati di chiusure da parte delle controparte aziendale, si rompe il tavolo di trattativa tra Federmeccanica-Assistal e Fiom, Fim e Uilm per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici 2024/2027. Le distanze riscontrate tra le parti sulle proposte relative agli aumenti salariali restano troppo ampie. I sindacati hanno annunciato l'avvio della mobilitazione, con assemblee in tutti i luoghi di lavoro, fino allo sciopero di 8 ore su base territoriale, da programmare nelle prossime settimane, oltre al blocco delle flessibilità e degli straordinari.
Come detto, sugli aumenti non si erano registrati passi avanti. Anzi, la “controproposta” presentata dalle associazioni datoriali il 10 ottobre scorso era stata giudicata del tutto insufficiente dai sindacati.
Fiom, Fim e Uilm chiedono infatti un aumento di 280 euro mensili sui minimi contrattuali per il livello C3 (ex quinto livello). Federmeccanica e Assistal hanno invece proposto il solo aumento definito in base all'andamento dell'inflazione (Ipca-Nei) e 700 euro annui per i lavoratori delle aziende che non hanno contratti integrativi con un rapporto tra margine operativo lordo e fatturato superiore al 10%, che sia incrementale rispetto all'anno precedente, oltre a una serie di altri strumenti che incidono su livelli, sociale e welfare. Sulla base delle previsioni disponibili da parte dell'Istat, l'adeguamento dei minimi tabellari all'indice Ipca Nei si fermerebbe a 173,37 euro lordi per il livello C3 nel periodo 2025-2028, cifra da adeguare sulla base del dato effettivo.
“Se paradossalmente volessimo firmare l'accordo ora - sottolinea il segretario generale Fim Cisl, Ferdinando Uliano, al termine dell'incontro -, peggioreremmo in maniera sostanziale le condizioni salariali dei lavoratori metalmeccanici rispetto al contratto scaduto del 2021 e su quanto previsto dal patto della fabbrica, dimenticando tra l'altro che, grazie al recupero ex-post, l'inflazione colpisce subito i lavoratori. Gli aumenti del recupero inflattivo arrivano solo dopo 18 mesi nelle tasche dei lavoratori”. La Fim ribadisce che non è stato fatto “nessun passo in avanti sul salario e sulle parti normative” e sulla sostenibilità sociale ci si limita a misure “di facciata”.
“Di fatto - aggiunge Uliano - Federmeccanca/Assistal hanno deciso di non rispondere alle nostre richieste ma spesso hanno preso i titoli della nostra piattaforma e hanno fornito altre risposte, come se fosse una contropiattaforma, creando un caos negoziale e ampliando le distanze anche sulle parti normative. Oggi da quello che vediamo, ci troviamo di fatto davanti a una rottura generata dalle associazioni impreditoriali”. Per questo motivo Fim Fiome e Uilm hanno deciso, unitariamente, di alzare il livello della protesta, con il blocco delle flessibilità e 8 ore di sciopero, “articolate su base territoriale da effettuarsi dal periodo di moratoria entro il 15 gennaio 2025”. L’obiettivo, spiega il segretario della Fim, è “far cambiare la posizione e l'atteggiamento di Federmeccanica e Assistal”.
Nei prossimi giorni seguiranno assemblee unitarie in tutti i luoghi di lavoro.
Sulla stessa linea ance Cgil e Uil. Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, cita proposte di aumenti salariali “fumosi e insufficienti” e “altre misure non adeguate per un rinnovo che deve essere di svolta”. Palombella parla di “muro” da parte della controparte, le cui proposte sono definite “irricevibili” perché “non rispondono ai bisogni reali dei lavoratori”, in particolare “aumenti salariali sostanziosi, riduzione dell'orario di lavoro e maggiori diritti e tutele”. Anche la Fiom denuncia la totale indisponibilità a discutere della parte datoriale, evidenziando che l’unica strada è quella della rottura e della mobilitazione.
Ilaria Storti