Un Piano industriale nuovo ma che non dà affatto risposte soddisfacenti. Per Beko Europe dopo la presentazione di ieri al ministero delle Imprese e del Made in Italy, alle organizzazioni sindacali nulla è cambiato.
"Oggi Beko ha presentato un piano industriale con poche novità rispetto a quello presentato il 20 novembre a Roma. Anche se il punto di partenza era così drammatico, pur con alcune modifiche da verificare, anche il nuovo si presenta insufficiente e suscita dubbi sulle prospettive industriali e sulla sostenibilità sociale". Lo scrivono in una nota unitaria, da Fim, Fiom, Uilm, Uglm. Per quel che concerne le Marche, le novità sostanziali riguardano lo stabilimento ascolano di Comunanza che, originariamente da chiudere entro fine anno, ora sarebbe salvo.
Infatti, la newco turco/americana sta valutando un "piano alternativo alla chiusura, con un livello produttivo economicamente sostenibile da verificare nel merito e nella concretezza al prossimo appuntamento", confermano le parti sociali. A conti fatti, dunque, sospesi i circa 320 esuberi complessivi, ma non si escludono comunque che una parte possano restare.
Confermati i 68 esuberi nello stabilimento di Melano a Fabriano (Ancona). Esuberi quasi tutti confermati rispetto al Piano originario anche nell'area impiegatizia e staff sempre a Fabriano. Secondo i sindacati di categoria per le attività di staff, nel comparto R&D su 198 esuberi complessivi, un centinaio sono a Fabriano; su 98 esuberi nella parte commerciale, 40 riguardano il Fabrianese; su 363 esuberi nelle funzioni regionali, circa la metà è a Fabriano.
La direzione di Beko ha dato la disponibilità ad affrontare gli esuberi anche attraverso percorsi di accompagnamento alla pensione. Si conferma l'intenzione di investire 300 milioni di euro in un triennio, a condizione che venga varato il piano di risanamento, con gran parte dell'investimento sulla divisione cottura, "ma che manca tuttavia di tutti gli elementi di dettaglio", proseguono i sindacati i quali esprimono "delusione" per una posizione aziendale che "appare ancora insufficiente per provare ad arrivare ad un'intesa. Chiediamo anche al Governo di dar seguito - aggiungono - con fatti alle parole espresse nell'incontro precedente, a cominciare dall'acquisizione del sito di Siena, e far pesare davvero sulla multinazionale il peso politico più volte richiamato".
Al prossimo incontro del 24 febbraio, concludono Fim, Fiom, Uilm e Uglm, "ci aspettiamo un chiarimento sugli investimenti che dimostri una effettiva volontà di rilanciare anche la refrigerazione e il lavaggio, una svolta sullo stabilimento di Siena, ferma restando l'intenzione di cessare la produzione a fine anno, ma ci sarebbe la disponibilità a mantenere il contratto di affitto dell'area e i rapporti di lavoro in essere fino alla fine del 2027, purché si possa ricorrere ad ammortizzatori sociali, con l'obiettivo di favorire una operazione di reindustrializzazione una modifica profonda nelle decisioni inerenti le funzioni impiegatizie". Chiediamo anche al Governo di dar seguito con fatti alle parole espresse nell'incontro precedente, a cominciare dall'acquisizione del sito di Siena, e far pesare davvero sulla multinazionale il peso politico più volte richiamato.
Ce.Au.