Giovedì 30 gennaio 2025, ore 19:17

Industria

Alla ex Ilva di Novi Ligure riparte la produzione

Riparte la produzione alle Acciaierie D’Italia (ex Ilva) di Novi Ligure, in provincia di Alessandria, dopo l’incendio divampato qualche giorno fa nel reparto “decatreno”. Inizialmente si produrrà su due turni (dalle ore 15 alle 21 e dalle 21 alle 7) per permettere nell’arco di tre settimane, la riparazione di uno dei due aspi svolgitori danneggiato dal rogo. La decisione è stata comunicata alla rsu aziendale dalla direzione della fabbrica nell’incontro che si è svolto lunedì pomeriggio. Per i sindacati, che da tempo denunciano lo stato di degrado in cui versa lo stabilimento di Novi Ligure, carente di manutenzione ordinaria e straordinaria per mancanza di liquidità e risorse, si tratta di una buona notizia. Sulla sicurezza, Fim, Fiom, Uilm territoriali, insieme alle rsu aziendali, non transigono e sono determinati a “mettere in campo qualsiasi tipo di iniziativa per tutelare salute e sicurezza dei lavoratori”. Proseguono intanto le indagini per accertare l’origine dell’incendio che potrebbe essere stato generato da un cortocircuito.
L’ex Ilva di Novi Ligure conta 628 dipendenti di cui 150 in cassa integrazione straordinaria a rotazione. La pianta organica dello stabilimento ne prevede però 700. Da tempo la quantità di semilavorati per far funzionare la fabbrica è ormai ridotta al minimo e i sindacati dei metalmeccanici locali sono preoccupati per il futuro della fabbrica. “Va aperta una seria discussione - spiega Moreno Vacchina, rsu aziendale e componente della segreteria Fim Cisl Alessandria-Asti - sull’utilizzo della cassa integrazione, sugli investimenti previsti e sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie. Le criticità impiantistiche sono state più volte denunciate così come l’utilizzo della cassa integrazione, utilizzata soprattutto per il contenimento del costo del lavoro e non per garantire le attività necessarie alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Con l’arrivo di Arcelor Mittal i premi di risultato sono stati quasi tutti annullati e non si sono fatte più assunzioni. A Novi Ligure mancano circa 70 addetti in base alla pianta organica prevista. Vogliamo certezze per il futuro”. E naturalmente preoccupano i costi dell’energia. “Senza interventi strutturali ed urgenti da parte del governo, volti a frenare la spirale inflattiva - osserva il segretario generale della Fim Cisl, Salvatore Pafundi - l’autunno potrebbe rivelarsi drammatico con ricadute negative nei confronti di famiglie ed imprese. Imprese che potrebbero essere costrette a ricorrere ad un uso massiccio degli ammortizzatori sociali; di conseguenza avremmo i lavoratori doppiamente penalizzati dai salari ridotti e dal caro bollette”. Anche all’ex Ilva di Novi, come in tutti gli altri stabilimenti italiani del gruppo, è scoppiato ad agosto il caso delle buste paga leggere. I dipendenti si sono visti trasformare dall’azienda le ferie (per la quota eccedente le 80 ore previste nel periodo estivo) in cassa integrazione. Immediata la protesta di Fim Fiom Uilm: “Acciaierie d’Italia sta superando ogni limite. L’azienda non sta tenendo conto delle verifiche che gli uffici dell’Ispettorato territoriale del lavoro sta effettuando, in seguito all’esposto presentato il 20 luglio 2022 dalle organizzazioni sindacali sia alla Itl che all’Inps”. 
A Novi Ligure, come in altre realtà del gruppo, si guarda con attenzione e con qualche preoccupazione all’impianto di Taranto: se non riparte lo stabilimento pugliese, i problemi aumenteranno per tutti. 

Rocco Zagaria 

( 27 settembre 2022 )

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