Ci risiamo. Per uscire dall’impasse in cui era piombata la trattativa con la commissione Ue il governo ha rispolverato un classico: fare cassa con la pensioni. Anche la soluzione tecnica è un classico: il taglio dell’indicizzazione degli assegni. A salvarsi saranno solo quelli inferiori a 1.521 euro (tre volte il minimo). Ma i sindacati non ci stanno e promettono battaglia. Il recupero del potere d’acquisto figura nella piattaforma elaborata da Cgil Cisl e Uil, ciò nonostante ”questa non è la risposta che ci aspettavamo dal Governo”, attaccano la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan e il numero della Fnp Gigi Bonfanti: ”Siamo pronti - avvertono - a promuovere forme di mobilitazione e di lotta”. Il fatto che il taglio sia modulato su sei fasce non attenua l’irritazione di Cisl e Fnp. Ad essere sbagliato è il metodo, denunciano, lo stesso seguito in passato: ”La risposta del Governo del Cambiamento si omologa alle prassi degli ultimi Governi: colpire e fare cassa con i pensionati ancora una volta e non agire in modo forte e determinato, ad esempio, contro l'evasione fiscale”. Si tratta, aggiungono Furlan e Bonfanti, di un ”meccanismo profondamente sbagliato perché colpisce per intero il complesso dei trattamenti pensionistici e non procede in modo progressivo”. Invece da anni Cisl e Fnp ”chiedono con forza che venga finalmente riconosciuto ai trattamenti pensionistici un meccanismo di rivalutazione che effettivamente risponda ai bisogni di milioni di pensionati e di pensionate e che permetta davvero di non far perdere il potere di acquisto delle pensioni, come di fatto oggi accade”.