La corsa per la terza manovra economica del governo Meloni è partita. La sfida vera è trovare i circa 10 miliardi mancanti, per confermare e sostenere le misure che stanno più a cuore all'esecutivo. Il ministro dell’Economia Giorgetti è al lavoro. E sta studiando un intervento sulla natalità da 5-6 miliardi, convinto come l’ex premier Draghi che l’inverno demografico non sia solo un grave problema sociale ma un autentico dramma economico. E allora l’ipotesi è quella di cambiare le regole delle detrazioni fiscali; e, a prescindere dai redditi, dare la possibilità a chi ha più figli a carico di pagare meno tasse, anche a costo di eliminare o rivedere alcune detrazioni fiscali alle persone che non hanno figli per aumentarle invece a chi fa figli. La manovra punta anche a riconfermare il bonus per le mamme lavoratrici e se possibile ad estenderlo anche alle lavoratrici autonome, cioè con Partita Iva, fino ad oggi escluse dall'agevolazione (che invece è a vantaggio delle dipendenti a tempo indeterminato). Se così fosse, le lavoratrici non dipendenti, circa 2 milioni di donne in Italia, si aggiungerebbero alle lavoratrici madri con tre o più figli che potranno godere di un esonero del 100% della quota dei contributi per l'invalidità, vecchiaia e superstiti a carico del lavoratore fino al 18esimo anno di età dell'ultimo figlio. Si tratta di circa 3 mila euro annui, quasi 250 euro al mese Occorre trovare le risorse che servono a confermare anche altri ”must” del Governo, a partire dal taglio del cuneo fiscale e la riduzione dell'Irpef. Palazzo Chigi guarda alla data del 23 settembre: allora l'Istat ha annunciato la revisione generale delle stime annuali dei Conti nazionali 1995-2023. Un elemento di cui il governo dovrà tenere conto nella messa a punto del Piano strutturale e del Documento programmatico di bilancio, che traccia dimensione e misure della manovra e che va presentato entro il 15 ottobre.
La crisi climatica e ambientale ”richiede risposte partecipate e multilaterali e la cornice del G7 costituisce un'importante occasione. La giusta transizione è un dovere per aumentare la nostra capacità competitiva, per aumentare occupazione e benessere, per evitare effetti nefasti di una gestione ideologica e socialmente dannosa”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, a Cagliari al Labour 7 nel panel sulla crisi ambientale e la transizione giusta a cui partecipano i leader delle organizzazioni sindacali degli altri paesi del G7. ”Per la Cisl, in Europa come a livello globale, la priorità resta quella di declinare la sostenibilità in tutte le transizioni in atto, in modo da gestirne gli effetti creando benessere collettivo e riducendo i rischi di ulteriori diseguaglianze”. La giusta transizione, ha aggiunto Sbarra, ”presuppone accordi commerciali, politici, geostrategici, centrati su condizionalità etiche forti, con una governance che assicuri democrazia e dialogo sociale. Significa mettere in priorità i bisogni e le aspirazioni dei lavoratori, specialmente quelli più deboli. La libertà di associazione e il diritto alla contrattazione svolgono un ruolo fondamentale, contribuendo a una migliore distribuzione della ricchezza e al progresso delle democrazie formali e sostanziali. Partecipare, contrattare, coinvolgere dovunque è possibile. E poi promuovere misure fiscali e strategie monetarie orientate alla sostenibilità sociale, oltre che ambientale. È in questo senso che chiediamo ai sette Paesi più industrializzati del pianeta di cooperare, per dare al mondo e alle nuove generazioni la speranza concreta in un domani migliore", ha concluso il leader della Cisl.
Da parte sua la ministra del lavoro Calderone ha sottolineato come ”il fulcro del G7 Lavoro sono le riflessioni su quali società costruire con l'obiettivo della qualità del lavoro. Ci dobbiamo impegnare tutti per fare in modo che il dialogo sociale sia la risposta alle condizioni che possono portare alla frammentazione delle relazioni e a un improprio del concetto delle relazioni l'attuazione del piano d'azione non può che passare attraverso il dialogo con le parti sociali” .
Giampiero Guadagni