Sugli ammortizzatori sociali capitalizziamo 5,5 miliardi rispetto ai 3 di due mesi fa. Realizziamo la svolta dell’universalità della cassa integrazione, con la valorizzazione della bilateralità, e miglioramenti di Naspi e DisColl. La dote complessiva per le protezioni passive sale ad oltre 8 miliardi nel biennio '22-'23, incluso un miliardo per la proroga del contratto di espansione e 700 milioni per ulteriore cassa covid nel prossimo anno. Nel Pubblico impiego si sbloccano i rinnovi contrattuali, si aggiornano gli ordinamenti e si finanzia la formazione.
Per la Sanità , conquistiamo un finanziamento del fondo nazionale sanitario triplicato rispetto alle previsioni iniziali: dovevano esserci 2 miliardi in più solo per il ’22, ora siamo a un incremento di 6 nei prossimi tre anni, più altri 2 miliardi per l’edilizia sanitaria, 543 milioni per le borse di specializzazione, 600 milioni per finanziare farmaci innovativi. Si stabilizzano gli operatori in servizio da più di 18 mesi.
Quanto alle politiche sociali avanziamo da 150 a 850 milioni sulla non autosufficienza. Si avvia inoltre l’Assegno unico con uno stanziamento da 6 miliardi da gennaio e si rifinanzia con un miliardo il Reddito di Cittadinanza, che va meglio raccordato all’Assegno Familiare e rafforzato su minori e migranti.
Il Fondo di compensazione contro il caro bollette cresce di 800 milioni sui 2 previsti in principio. Si aggiunge un decreto che porterà in dote un miliardo in più. Un passo importante, ma ancora insufficiente, viste le caratteristiche di una inflazione che viaggia ormai intorno al 4 per cento. Ecco perché su questo capitolo chiediamo al Governo uno sforzo ulteriore.
Sul Fisco percorriamo il primo tratto di un percorso riformatore, con un intervento forte sulle fasce deboli e medie del lavoro e delle pensioni, dove convergono 7 miliardi dedicati alla rimodulazione dell’Irpef, l’85% dei quali concentrato sotto i 50mila euro, la metà spalmata sui redditi fino a 28mila. Solo un paio di mesi fa si parlava di 3 miliardi sull’ Irpef e 3 sull’ IRAP. Si affiancano 1,5 miliardi aggiuntivi per le decontribuzioni dei salari sotto i 35mila euro, l’innalzamento della no tax area dei pensionati a 8.500 euro e l’adeguamento degli assegni previdenziali nel ‘22, che da solo vale 4,7 miliardi.
Il governo si è poi impegnato a definire, concertare e accelerare una riforma complessiva del sistema fiscale per una più equa redistribuzione del prelievo a favore di lavoratori e pensionati e un contrasto più efficace all’evasione e all’elusione. Similmente, sul tema della previdenza, ha assunto l’onere di avviare il confronto per scardinare le rigidità della Legge Fornero, andando oltre la logica delle quote e rendendo le regole pensionistiche più inclusive, specialmente per giovani e donne. Come è noto, lunedì si svolgerà il primo incontro di questa importante partita.
Abbiamo fermato quota 103 per il 2023 e 2024, ottenendo un tavolo che dovrà dare misure di flessibilità in uscita secondo i contenuti della nostra piattaforma, con pensioni di garanzia per ragazze e ragazzi, incentivi per l’adesione alla previdenza complementare, allargamento dell’ape sociale e delle quattordicesime mensilità.
Nella legge di bilancio, intanto, passa per il 2022 la proroga di ape sociale allargata e opzione donna, dove fermiamo l’aumento dell’età anagrafica da 58 a 60 anni che si pensava di fare ad ottobre. Si finanzia un fondo per accompagnare il pensionamento a 62 anni dei lavoratori delle piccole aziende in crisi. Stiamo inoltre lavorando con le commissioni parlamentari per ridurre da 36 a 30 anni la contribuzione per edili, operai agricoli e altre categorie di lavoratori che richiedono l’Ape Sociale.
Sono tutti risultati importanti, frutto di una scelta precisa: un’azione sindacale costruttiva, che ha puntato a riallacciare i fili dell’interlocuzione senza esasperare il conflitto sociale, in un momento in cui il Paese è ancora stretto nella morsa della pandemia e cerca di agganciare una ripresa che deve vedere il mondo del lavoro protagonista. Su questa via dobbiamo proseguire, rinsaldando il dialogo per ottenere nuovi avanzamenti, migliorando ulteriormente su lavoro, politiche industriali, scuola, sostegno al reddito, caro-bollette, occupazione per giovani e donne.
Il 2022 si apre poi con una serie di priorità inderogabili, a cui dobbiamo dare risposte di sistema, che richiedono unità d’intenti e d’azione. La nostra agenda è ben profilata sui temi del contrasto all’inflazione e di una nuova politica dei redditi, della stabilità e la qualità del lavoro, dell’occupazione giovanile e femminile, dell’avvio delle politiche attive e di un grande piano sulla formazione, del rilancio delle strategie industriali, della riduzione del divario nord- sud, della partecipazione e della democrazia economica. Sullo sfondo, indispensabile, una governance partecipata degli investimenti e dei progetti del PNRR.
Sabato ribadiremo che la via maestra resta per la Cisl quella del negoziato, non il facile benaltrismo o uno scontro generalizzato con cui rischiamo solo di spezzare i rapporti sociali e industriali, isolando il mondo del lavoro. La nostra sarà oggi la “piazza della responsabilità”. Quello che serve oggi è lavoro, coesione, e protagonismo sociale: un modello nuovo di crescita che presuppone la partecipazione sociale alle dinamiche di sviluppo, un rinnovato patto sociale che colmi divari e disuguaglianze e non lasci più nessuno ai margini.