"Sono molto preoccupato, la situazione è difficile anche per la nostra regione”. Mirko Dolzadelli, segretario generale della Fim Cisl Lombardia, sta seguendo con attenzione la crisi del comparto dell’automotive, che non si esaurisce con la vertenza Stellantis.
Segretario, qual è la situazione in Lombardia?
Qui rischiamo un dramma per il forte legame della nostra filiera con i costruttori tedeschi ed in particolare con quelli del Baden-Württemberg. Se va male la Germania, andiamo male anche in Lombardia. Le difficoltà riguardano soprattutto il settore della componentistica.
Quando parliamo di Lombardia di cosa parliamo?
A parte la produzione di macchinari agricoli e di veicoli commerciali o per l’autotrasporto, non ci sono più stabilimenti che realizzano automobili come negli anni ’60-‘80. C’è però un’importante filiera che va dalla meccatronica alla siderurgia, dalla componentistica alla riparazione auto. Per non parlare di tutta l’area commerciale, con i concessionari diffusi ovunque e i ricambisti. Il comparto dell’automotive conta circa 30 mila imprese, che occupano quasi 100 mila addetti e in termini di export regionale vale circa sei miliardi di euro.
L’Alleanza Europea delle Regioni dell’Automotive riunita a Monza vuole chiedere subito un incontro con la nuova Commissione. Cosa ne pensa?
E’ giusto. Lo scorso ottobre abbiamo manifestato unitariamente a Roma per denunciare la gravità della situazione e perché mancano risposte in grado di affrontarla. Confidiamo che, a partire dal piano Draghi, la Commissione europea modifichi il suo approccio al tema delle transizioni. La scelta di andare sostanzialmente verso un unico tipo di produzione, ovvero il motore elettrico, e di abbandonare in fretta la produzione del motore endotermico sta generando molti problemi e va assolutamente rivista. La Lombardia poi dovrebbe rendere ancora più strutturale e proficuo il rapporto con gli altri tre motori d’Europa, ovvero Baden-Württemberg, Auvergne-Rhône-Alpes e Catalunya. In questi anni noi abbiamo intensificato il legame con la IG Metall della regione tedesca, ma anche con i sindacati degli altri due territori. In questa partita serve un forte coinvolgimento delle parti sociali.
C’è un problema di mercato?
Certamente. Le vendite di auto elettriche non sono decollate, ma sono anzi in rallentamento. Questi modelli costano circa il 30% in più degli altri e, nonostante gli incentivi, non sono per tutte le tasche, soprattutto con i salari italiani che restano bassi. E poi oggi prima di fare una spesa così onerosa si vogliono avere certezze sulle normative e anche sulla tecnologia, perché stiamo parlando di tecnologie nuove e quindi in evoluzione, specialmente sulla batteria, che incide per il 40% sul prezzo totale. Il rischio è che i modelli venduti oggi diventino obsoleti in pochi anni o meno efficienti. E poi c’è il grande tema della catena di rifornimento, della rete infrastrutturale ancora carente. La ricarica domestica non è accessibile a tutti.
Mauro Cereda