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Ilva, Mittal se ne va: colpa dello scudo legale

ArcelorMittal sbatte la porta e dice addio all’Ilva. La lettera inviata ai commissari dal gruppo franco - indiano non sembra lasciar spazio a ripensamenti: entro 30 giorni stabilimenti e dipendenti torneranno sotto l’amministrazione straordinaria. Il contratto di affitto, cui sarebbe dovuto seguire l’acquisto, verrà rescisso, come previsto dall’intesa firmata un anno fa.

Sotto accusa sono la revoca dello scudo penale, in vigore dal 3 novembre, e alcune iniziative dei giudici di Taranto. ArcelorMittal chiede di dare esecuzione a quella parte del contratto che prevede a suo favore il diritto di recesso nel caso muti il quadro legislativo, rendendo impossibile attuare il piano ambientale per lo stabilimento di Taranto. Condizione che, secondo il colosso dell’acciaio, adesso si è verificata appieno. Non solo. ArcelorMittal lamenta anche che la magistratura tarantina, richiedendo che alcune prescrizioni siano adempiute entro il 13 dicembre ”pena lo spegnimento dell'altoforno numero 2”, ha di fatto concorso a provocare la sua decisione.

Per il nuovo ad Lucia Morselli, che solo pochi giorni fa si era incontrata con i ministri dello Sviluppo Economico e del Sud Patuanelli e Provenzano, il caso è chiuso: ”Non è possibile gestire lo stabilimento senza queste protezioni”.

Per Taranto e per gli altri stabilimenti dell’Ilva il colpo è durissimo. Il fatto che ad appena un anno dall’inizio della sua gestione il principale player dalla siderurgia a livello globale decida di gettare la spugna vale come sentenza di condanna. E non solo per l’Ilva. I posti di lavoro in ballo sono 10.700, di cui 8.200 a Taranto, dove più di 1200 lavoratori sono costretti alla cassa integrazione.

Per Annamaria Furlan ”siamo davanti ad un vero disastro industriale, sociale ed ambientale. Chiediamo a questo punto al governo di intervenire ed all’azienda di recedere da questa decisione”. L’occasione si è presentata subito. In serata i leader di Cgil Cisl e Uil hanno incontrato Conte per discutere della manovra. Ovviamente, ha avvertito la segretaria generale Cisl prima del vertice a Palazzo Chigi, ”porremo il problema dell’Ilva al presidente del Consiglio come una priorità assoluta da affrontare per il bene della comunità di Taranto, del Mezzogiorno e del Paese tutto”.

Durissimo con il governo il segretario generale della Fim Marco Bentivogli: ”Un capolavoro di incompetenza e pavidità politica: non si disinnesca la bomba ambientale e si crea una bomba sociale”.

( Articolo integrale domani su Conquiste Tabloid)

( 4 novembre 2019 )

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