Modificare il decreto dignità, ma senza azioni unilaterali. A chiederlo è la Cisl: "Non abbiamo condiviso dall’inizio l’impostazione rigida” del provvedimento, ricorda il segretario generale aggiunto Luigi Sbarra. ”Purtroppo, come da noi paventato, l’obbligo di causali stabilite per legge ha scoraggiato le assunzioni a termine ed in somministrazione, per timore di eventuale contenzioso, senza compensare le mancate assunzioni con altrettante stabilizzazioni, che si sono verificate in numero insufficiente, mentre a crescere è stato soprattutto il turnover”. Sulla stessa linea la Cgil, che chiede di non procedere a cambiamenti ”senza confronto con le parti sociali”.
Il decreto dignità non è mai piaciuto alla Lega. Ora che gli equilibri nella compagnie governativa, grazie al successo alle Europee, sono mutati a loro favore, gli uomini di Matteo Salvini vogliono saldare il conto modificando la normativa che riguarda i contratti a termine. L’idea è di ”ammorbidire” i vincoli al rinnovo lasciando alla contrattazione collettiva la possibilità di introdurre nuove causali.
Nel Movimento 5 Stelle è suonato l’allarme rosso. ”Il decreto dignità non si tocca - ha tuonato Di Maio con i ministri pentastellati nel corso di una riunione dai molti spifferi convocata a Palazzo Chigi - Chi rivuole ampliare la portata dei contratti a termine, sottopagando i lavoratori e altro può rivolgersi a Renzi. Il Jobs Act è stata una delle peggiori legge mai fatta negli ultimi 20 anni”.
( Articolo integrale domani su Conquiste Tabloid)