Catania e il suo territorio, una medaglia dalla doppia faccia: da un lato, la seconda città della Sicilia e tra le prime 10 in Italia per popolazione, incastonata in un contesto geografico eccezionale tra il mare che si apre sul mediterraneo e l’Etna, con una realtà dinamica, frenetica, che punta al futuro sulla via del cambiamento, dell’innovazione, dell’ammodernamento e di una significativa nuova infrastrutturazione e conurbazione; dall’altro, un Comune capoluogo che a fatica cerca una via d’uscita dal dissesto finanziario, alle prese con antiche emergenze, sempre più “strutturali”, che la portano spesso agli ultimi posti delle classifiche per la qualità della vita. Motivi che spingono la Cisl di Catania a ritenere indispensabile una nuova stagione concertativa, con gli attori dello sviluppo e della crescita sociale ed economica locale. Partendo proprio dal fiume di investimenti per le infrastrutture, ne abbiamo parlato con Maurizio Attanasio, segretario generale dell’Ust metropolitana etnea.
Perché è importante che ci sia il confronto che la Cisl chiede?
Parlare della trasformazione e di infrastrutture della città e della sua vasta area metropolitana è come parlare del mondo quotidiano e dei nostri progetti di vita. La città desiderata riflette, dà forma e voce alla vita che vogliamo o che aspettiamo che essa offra anche come costruzione di futuro delle attuali e delle nuove generazioni.
Il recente Rapporto Svimez conferma che la crescita del Sud è dovuta agli investimenti, trainati anche dalla spesa in opere pubbliche del Pnrr. Che cosa accade per Catania e quale ruolo rivendica il sindacato in questa dinamica di sviluppo?
A Catania sono tante le nuove infrastrutture strategiche per una forte spinta economica che si stanno realizzando, altre subiranno significativi cambiamenti, con varie e cospicue fonti di finanziamento: la metropolitana, il porto, le ferrovie, la stazione centrale, l’aeroporto, l’interporto, il potenziamento di assi viari e di collegamenti intermodali avranno impatto positivo anche sul resto del territorio metropolitano. È una storica trasformazione che deve essere accompagnata da una costante, attenta e responsabile concertazione con tutti gli attori che a vario titolo rappresentano la società. Lo sviluppo e la coesione sociale del territorio non possono prescindere dal confronto con i corpi intermedi della società, sbaglia chi a esso si nega. Così come deve essere sempre evidente che il tema della legalità deve essere un connubio imprescindibile da quello dello sviluppo.
Quali sono nel dettaglio gli interventi più significativi?
Il Masterplan 2030 dell’aeroporto “Bellini” prevede investimenti per 600 milioni di euro nei prossimi 5 anni, per progetti di riqualificazione che avranno anche un impatto positivo sulla crescita economica. Poi c’è il Porto commerciale, per il quale sono previsti interventi per 6,5 milioni di euro, per rifare il varco sud e in vista del futuro e rivoluzionario Piano regolatore del porto. Opere spesso in correlazione tra loro e con altre della città e del suo territorio, si intersecano con il Piano di Utilizzo delle aree Demaniali Marittime (PUDM), col PUA “Catania sud”, cioè lo sviluppo del litorale sabbioso. Oltre 1 miliardo è la somma destinata ad ammodernare la rete idrica e fognaria della città e di alcuni comuni “satelliti”, oggi in infrazione UE, che consentirebbe un maggior controllo delle acque meteoriche e il funzionamento dei depuratori. C’è poi la grande conversione in metropolitana avviata dalla Ferrovia Circumetnea che arriverà al “Bellini”: occorre completare i lotti appaltati e poi confrontarsi su gestione, organizzazione del lavoro e servizi alla collettività.
Secondo il report di Bankitalia la zona industriale di Catania, e le aree collegate, contribuiscono in maniera significativa all’economia siciliana, con produzioni d’eccellenza, come l’elettronica e la farmaceutica, e start-up innovative. Com’è il rapporto con gli industriali catanesi?
Con Confindustria vogliamo avviare un dialogo costante, da sindacato responsabile, nel reciproco interesse dei lavoratori e del mondo delle imprese catanesi. Su questo abbiamo registrato la disponibilità della presidente Maria Cristina Busi. Abbiamo più volte sottolineato che, per i cambiamenti in atto nei modelli del lavoro, dall’uso dell’intelligenza artificiale a nuove professionalità e all’aumento del telelavoro, è ormai necessario formulare nuove relazioni sindacali territoriali, a garanzia dei lavoratori e dei datori di lavoro e che generino nuovi modelli di welfare-mix, per sviluppare quel benessere lavorativo e sociale che riteniamo alla base dei nuovi modelli di sviluppo.
Come intendete rapportarvi con l’amministrazione comunale?
Al sindaco Trantino, abbiamo chiesto di aprire un’agenda di confronto che comprenda la città metropolitana. I temi: società partecipate e aziende speciali; infrastrutturazione; progettazione e fondi di sviluppo e coesione; periferie; zona industriale; politiche sociali; politiche sui tributi comunali; politiche dei trasporti e della mobilità sostenibile; igiene urbana; organismi di consultazione di politiche per i giovani e per gli anziani. Insomma, occorre avere consapevolezza che c’è estremo bisogno di un progetto condiviso, di un’idea nuova di città e territorio, di una grande intesa di sistema.
Rosario Nastasi