Ormai il dado è tratto, a meno di sorprese improvvise, Swisscom acquisirà Vodafone che ha deciso di uscire dal mercato Italiano per focalizzare il suo business su UK e Germania. Lo afferma, senza tema di smentita, Alessandro Faraone, segretario generale Fistel Cisl.
È una delle tante operazioni di consolidamento e/o cambiamenti organizzativi a cui assisteremo nel 2024 - afferma - e che altro non è la fotografia dello stato di disagio del settore delle Telecomunicazioni
La comunicazione - prosegue - dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, massimo settimana prossima e comunque non andranno oltre il fiscal Year che per Vodafone termina il 31 marzo 2024.
Da un punto di vista societario rappresenta un ghiotta occasione per una azienda futura che potrà contare sulla forza di Fastweb, sulla rete fissa in fibra ottica e sulla solidità della rete mobile di Vodafone, indubbiamente riconosciuta tra le migliori come qualità e velocità.
Un’azienda che sul mercato avrebbe il 30/35% della quota.
Chiaro che dalla fusione - analizza Faraone - si creerebbe un'azienda con circa 9mila dipendenti e come sindacato abbiamo considerevole preoccupazione per i possibili effetti negativi sul perimetro occupazionale. Quindi saremo chiamati ad essere pronti e a lavorare per trovare le giuste sinergie, affinché le tante professionalità possano essere tutte risorse importanti per la nuova azienda, sapendo e ricordando che veniamo da un recente passato che ci ha visti impegnati nel fare un accordo con Vodafone dopo che la stessa aveva dichiarato oltre mille esuberi. Ma con Vodafone i colloqui sul tema al momento sono out - puntualizza il segretario - perché tutto il management è immerso in un silenzio assordante, nessuno si espone, salvo aver ottenuto una convocazione a breve sul tema che sappiamo essere più un proforma, che una riunione fattiva, in cui prendere informazioni visto che tutti i manager hanno obbligo di non parlare di temi confidenziali sull'operazione in atto.
Sicuramente la partita sull'occupazione e sul piano industriale la giocheremo con Fastweb - ragiona il sindacalista - la quale parte da una solidità finanziaria che l'ha vista raggiungere risultati per 36 mesi consecutivi, rappresenta il fiore all'occhiello di un settore delle Tlc in difficoltà e non distribuisce ricchezza come pdr e welfare cosa che, viceversa, succede invece in Fastweb.
Certamente sarà un'azienda che al momento della sua costituzione rappresenterà la vera antagonista sul mercato di Tim e per il cliente finale può essere un'opportunità di offerta combinata su mobile e fisso sia per qualità che per costi.
E proprio a proposito di questo - aggiunge Faraone - non penso che Tim al momento sia impegnata a capire quali contromosse mettere in atto, poiché impegnata in una vertenza, complicata a sua volta come lo scorporo della rete. Ma già nella presentazione del piano industriale free to run l'AD ha fatto capire che la loro offerta non sarà più legata solo al mondo mobile e fissa ma sarà integrata anche aspetti energetici, assicurativi in un modello di azienda multiservizi.
Da un lato, dunque, la trattativa Fastweb e Vodafone con acquisizione da parte di Swisscom, dall’altro lo scorporo di Tim, il piano industriale e l’agitazione sui mercati, dall’altro
La situazione di Tim si sta sviluppando su due direttrici: la trattativa con il governo per lo scorporo, appunto, tra la rete, i servizi e le garanzie occupazionali, e quella con l’azienda per il piano industriale. Come Cisl abbiamo sempre manifestato i nostri dubbi su un’azienda non verticalmente integrata - ricorda il segretario - ma preso atto ci siamo messi a disposizione per dialogare con il governo ed azienda nel concertare e trovare soluzioni. Vale la pena ricordare che la privatizzazione ha portato questa azienda ad avere un debito immenso e i politici, che oggi si lamentano dell’operazione di scorporo, sono gli stessi che si sono girati dall’altra parte in passato.
Al momento, va detto, questa operazione rappresenta il male minore. L’azienda non vive certo un momento facile. Ha accumulato un debito di 26 miliardi e se non si chiamasse Tim avrebbe già presentato i libri contabili al giudice. Quindi i 22 miliardi messi sul tavolo da KKR sono un boccata d’ossigeno. Quello che è successo in borsa lo è da imputare a manovre speculative che mirano a far saltare l’operazione. A memoria ricordo che ogni qualvolta abbiamo cambiato ad, in 3 anni ne abbiamo sostituiti 5, i risultati sono stati sempre peggiorativi e se qualcuno pensa che per motivi personali sia utile far saltare anche l’attuale amministratore delegato si assumerà la responsabilità della definitiva caduta di Tim. C’è poi il nuovo piano presentato dal gruppo. Il governo non ha rifinanziato il contratto di espansione, quindi stiamo discutendo per l’applicazione di una solidarietà difensiva. La compressione dei costi che l’azienda vorrebbe mettere in campo riguarda il premio di risultato, e tutta una serie di istituti legati al welfare. La Fistel - conclude Alessandro Faraone - sta puntando verso un eventuale percorso di solidarietà allargata, perché finché non ci sarà il closing, (presumibilmente tra giugno e luglio), si deve arrivare allo stesso accordo per chi opera nella rete e chi nei servizi. C’è sicuramente - ribadisco - un tema prioritario di tutela occupazionale.
Cecilia Augella