Riflettori puntati nuovamente sulla trattativa per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Oggi, infatti, sindacati e Aran, l’Agenzia che rappresenta il Governo nei negoziati, si ritrovano per discutere della riduzione dei comparti. Dal numero dei settori dipende anche quello dei contratti. E quindi, prima di passare alle trattative per il rinnovo, è necessario adeguarsi alla legge Brunetta e portare le aree da 11 a quattro. Agli accorpamenti tra i diversi campi, però, è legata anche la questione della rappresentanza. E questo rende la partita quanto mai delicata. La rappresentatività, infatti, si basa sui comparti e una confederazione ha diritto di cittadinanza quando, con la sua categoria, è presente in almeno due (la soglia di sbarramento è del 5%). Un paracadute, sempre stando a fonti informate, potrebbe essere offerto da una norma transitoria che consentirebbe di salvare le sigle minori, scongiurando un dimezzamento delle organizzazione rappresentative, almeno fino alle nuove elezioni delle Rsu (nel 2018, le ultime sono state l’anno scorso). Attualmente le confederazioni che siedono ai tavoli sono 12. Oltre a Cgil, Cisl e Uil, ci sono: Cgu-Cisal, Confsal, Usb, Cosmed, Cida, Confedir-Mit, Ugl, Cse e Usae. Riguardo ai nuovi comparti resta da capire dove saranno collocate Università e Ricerca, se nel comparto ’conoscenza’ insieme alla scuola o nei ‘poteri centrali’ con ministeri, agenzie fiscali, ed enti pubblici non economici. Completerebbero il quadro i comparti ’poteri locali’ e ‘sanità’.
( Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)