Manifestano da nord a sud Italia, oggi, i precari della ricerca pubblica, con presidi, volantini e funerali simbolici, per chiedere una stabilizzazione e per salvare 3.500 posti di lavoro a rischio: quelli del Consiglio Nazionale della Ricerca come degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e degli Istituti Zooprofilattici.
Promossa dal Coordinamento Nazionale precari della ricerca, la mobilitazione è sostenuta dal sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed e da Cgil, Cisl e Uil.
La condizione occupazionale precaria dei ricercatori dura parecchi anni, spesso decenni (c’è chi ha accumulato anche 25 anni di precariato!) e il fenomeno si va configurando come una vera e propria emergenza sociale, sia per la quantità di gente che lavora in queste condizioni di totale assenza diritti (malattia, pensione, ferie) sia per l’età raggiunta da molti precari della ricerca.
L’emergenza non è più rinviabile e si contorna di cifre che impressionano: dopo il Piano assunzionale straordinario della Scuola, peraltro gestito male e che ha scontentato tutti, ora ne occorre uno straordinario di assunzioni anche per il sistema della ricerca pubblica in Italia.