La storia del movimento cattolico italiano è nota anche per la qualità e l’autorevolezza dei leader politici che provenivano dal retroterra vasto, articolato e composito dell’area cattolica. E oggi, non a caso, ogni qualvolta si parla del rapporto tra cattolici e politica e, nello specifico, del peso reale di questa cultura nella cittadella politica italiana, il tema scivola immediatamente attorno ad una domanda diretta. E cioè, ma dove sono oggi i leader politici cattolici? E parlo di leader e non solo di classe dirigente che, bene o male, esiste nella periferia cattolica del nostro paese.
A livello nazionale come a livello locale.
Ma, ed è inutile nasconderci dietro un dito, quando dobbiamo citare i leader, cioè i punti di riferimento politico, culturale e forse anche etico/morale di matrice cattolica, sei costretto a ricorrere ad una fase politica e storica che si è conclusa ben 30 anni fa, con la cosiddetta Prima repubblica. Dico i leader perché si tratta di persone che spiccano “naturalmente” a livello politico ma che, al contempo, sono anche punti di riferimento per l’intera area cattolica. E non solo, come ovvio. Ma, visto che parliamo di leader politici cattolici, è all’interno di quell’area che ci rivolgiamo principalmente.
Ora, preso atto che il “magistero” politico, culturale ed istituzionale di uomini e donne che hanno segnato con la loro azione il cammino e il percorso della democrazia italiana - per citarne solo alcuni penso a Carlo Donat-Cattin, Aldo Moro, Giovanni Marcora, Tina Anselmi, Guido Bodrato, Ciriaco De Mita, Maria Elena Martini, Amintore Fanfani, Giulio Andreotti, Arnaldo Forlani, Mino Martinazzoli, Franco Marini e molti altri ancora - non si è affatto esaurito con la loro scomparsa, è altrettanto vero che un’area culturale come quella cattolica, seppur nelle sue multiformi espressioni, continua ad essere contemporanea se riesce anche a sviluppare nuove leadership.
Forse meno autorevoli del passato ma altrettanto importanti per le dinamiche concrete della vita pubblica italiana. E allora si tratta di capire, semplicemente e senza avventurarsi in analisi sociologiche ed antropologiche e consapevoli che, come amava sempre ripetere Donat-Cattin, “in politica il carisma o c’è o non c’è ed è inutile darselo per decreto”, se oggi nell’area cattolica ci sono personalità che siano in grado di rilanciare nuovamente un progetto politico di ispirazione cristiana e che, soprattutto, siano anche dei punti di riferimento per l’intero mondo cattolico.
E questa duplice scommessa può essere affrontata e vinta ad una sola condizione: e cioè, che ci sia nella base cattolica come nel vasto associazionismo sociale, culturale e politico la volontà di rilanciare un progetto, funzionale ad un rinnovato protagonismo dei cattolici nella cittadella politica italiana. Senza limitarsi a contemplare la società e ciò che accade, senza predicare astrattamente i valori e, soprattutto, senza ridursi ad elemosinare singole candidature ai vari livelli istituzionali e nei vari partiti con l’unico obiettivo di essere gratificati personalmente ma del tutto ininfluenti nel saper condizionare la costruzione del progetto politico di quel partito.
Dopodiché come ripeteva spesso negli ultimi anni Guido Bodrato, uno degli ultimi “maestri” del cattolicesimo democratico italiano e citando Alexis de Tocqueville, “quando c’è una strada sicura da percorrere un leader lo si trova per strada”. E questa, forse, è la strada che noi cattolici democratici, cattolici popolari e cattolici sociali dobbiamo seguire oggi se vogliamo rilanciare, tutti insieme, una storia, una cultura, un pensiero e una tradizione che sono troppo importanti per essere sacrificati sull’altare del trasformismo, dell’improvvisazione e dell’opportunismo politico contemporaneo.
Giorgio Merlo