Ma la vicenda 5 Stelle va oltre i 5 Stelle. E riguarda il rapporto tra politica e cittadino elettore. Perché ci sono tante forme di populismo, non sempre così riconoscibile.
La prossima volta che verranno a dirci che siamo all'ora zero, che il nuovo deve soppiantare il vecchio, che tutto va rivoluzionato: beh, questa fresca esperienza può agire da anticorpo.
Ma non basta.
La prossima volta che verranno a dirci: “Agli italiani non interessa”; e simmetricamente: “Gli italiani chiedono”, facciamoci e facciamo qualche domanda senza lasciarci mettere all'angolo da una retorica che appartiene a tutte le forze politiche, a seconda del loro interesse del momento.
Crisi economica, pandemia, guerra in Ucraina: c'è tempo e spazio politico per discutere in Italia di riforme, anche quelle istituzionali? Così come viene sempre posta, questa domanda è retorica. Se posta da un altro angolo visuale, la risposta diventa forse meno scontata. E cioè: ci saranno effetti economici sulle nostre tasche se non si metterà mano a questioni che solo apparentemente sono lontane dagli interessi concreti degli italiani ?
Sì, ci saranno effetti, ci sono già effetti dovuti alle mancate riforme degli ultimi decenni. Un esempio: il nostro bicameralismo paritario toglie forza alle proposte di legge: quando vengono presentate hanno un valore economico che perdono nel troppo lungo iter di approvazione. Situazione non superata se non con un monocameralismo di fatto: una Camera che esamina e vota; e l'altra che si limita a ratificare.
Il taglio dei parlamentari introdotto con un referendum, ma che non prevede contrappesi, produce un risparmio assai modesto; intanto nega o ridimensiona la rappresentanza di molti territori. E richiede una riforma dei regolamenti parlamentari, senza la quale non possono funzionare le commissioni parlamentari e dunque l'azione di Governo, anche e soprattutto sul fronte economico, tanto più in questa delicatissima fase di attuazione del Pnrr. Con un effetto immediato negativo, ancora una volta, sulle tasche dei risparmiatori.
Insomma: la prossima volta che verranno a dirci cosa pensiamo, pensiamoci.
Giampiero Guadagni