Il contesto è chiaro nella cupezza del momento. Il caro-prezzi richiede nuovi interventi di sostegno a famiglie e imprese, senza fare ulteriore debito. L’obiettivo è mettere un tetto ai costi ma anche procedere rapidamente al disaccoppiamento del costo dell'energia. Il tutto sperando che nel Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre (a cui salvo sorprese dovrebbe prendere parte per l'ultima volta Mario Draghi) venga deciso il tetto al prezzo del gas.
Quanto al fisco, il governo Draghi ha portato il taglio del cuneo a 2 punti percentuali: una conferma di questa misura, che costa complessivamente circa 4,5 miliardi per un anno, è indispensabile per non appesantire le buste paga dei lavoratori. Capitolo pensioni: a gennaio 2023 scatta la rivalutazione delle pensioni, il cui costo dipende dall'indice Ipca cui verranno agganciati gli assegni. C’è poi la necessità di trovare un'alternativa per evitare il ritorno dal 2023 della legge Fornero. Tra le altre voci vanno infine considerati i rinnovi contrattuali nella P.a., per i quali servono 5 miliardi, oltre alle spese indifferibili che valgono circa 2-3 miliardi. Va poi risolto il nodo reddito di cittadinanza, misura bandiera del M5s che il centrodestra vuole modificare.
Il timing è molto serrato, anche considerando che le nuove Camere si riuniranno il 13 ottobre e il nuovo Esecutivo sarà pienamente in carica non prima della fine di ottobre. Entro il 15 ottobre il Governo dovrà inviare alla Commissione il Draft Budgetary Plan, che definisce l'architettura della legge di bilancio, che comunque dovrà essere inviata a Bruxelles, in via definitiva, un mese prima dell'approvazione da parte delle Camere. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, anche per correttezza istituzionale, non ha intenzione di scrivere il provvedimento, ma di limitarsi ad impostare il lavoro.
L’economia italiana, insieme a quella europea, sta rallentando per effetto della guerra in Ucraina e della crisi energetica. I segnali già ci sono, anche se nei numeri ufficiali comunicati fino ad ora ancora non si vedono. Le previsioni però sono unanimi: dopo un 2022 ancora di crescita, il 2023 sarà un anno di evidente peggioramento del quadro. Secondo alcuni addirittura di recessione. La stime del Governo uscente si confrontano con quelle in arrivo da altri istituti e osservatori internazionali. I giudizi più severi sono quelli delle agenzie di rating: S&P prevede per l'economia italiana una contrazione dello 0,1% e Fitch, la più pessimista in assoluto, dello 0,7%. All'opposto l'Ufficio parlamentare di bilancio che ad agosto stimava ancora un roseo +0,9%. A luglio il Fondo monetario aveva tagliato le stime a +0,7%, mentre l’Ocse ha ritoccato il dato anche in questo caso al ribasso portandolo ad un modesto +0,4%.
Sull'esito del voto interviene il segretario generale della Cisl Sbarra: “Le urne hanno dato un risultato netto, affidando un grande onere al centrodestra e al partito guidato da Giorgia Meloni. Il nuovo governo dovrà coinvolgere nelle dinamiche di decisione il sindacato ed il riformismo sociale. La Cisl, come sempre, giudicherà l'albero dai frutti, senza pregiudizi, esercitando la propria soggettività politica con autonomia, cercando il dialogo senza timori, né timidezze”. Sottolinea ancora Sbarra: “Avremo come unico metro di giudizio i contenuti e le azioni concrete, insieme alla disponibilità del nuovo governo ad aprirsi al confronto e misurarsi con le priorità della nostra Agenda Sociale. Si aprono giorni decisivi per formare un governo stabile, competente, aperto al confronto sociale. Occorre fare presto, perché tempi e scadenze della Legge di Bilancio e riforme sono drammaticamente compressi. E perché le condizioni di vita di milioni di lavoratori, anziani, ragazze e ragazzi, richiedono immediati interventi d'urgenza. Serve concordia per riunire un Paese che scivola in un astensionismo allarmante e crede sempre meno nelle istituzioni politiche. Più di una persona su tre non ha votato. Al Sud anche una su due. Insieme, dobbiamo far avanzare le ragioni della coesione, della crescita, del lavoro dignitoso, dell'innovazione. Insieme, dobbiamo costruire protezioni universali, generare occupazione di qualità, riqualificare il lavoro debole. Insieme dobbiamo realizzare le riforme, a partire da pensioni, fisco e non autosufficienza”. Conclude il leader della Cisl: “Il sentiero della partecipazione è l'unico che può farci arrivare a traguardi stabili ed equi. La via è quella di un dialogo sociale che in questo anno e mezzo ha dato frutti e che deve essere rafforzato nella costruzione di un Progetto Paese che non escluda la responsabilità di nessuno”.
Giampiero Guadagni