Nessun pregiudizio da parte della Cisl. Sottolinea il segretario confederale Ganga: ”L’autonomia potrebbe migliorare i servizi, se attuata bene. Non deve però compromettere la coesione sociale, l'assetto della riforma deve rimanere su sussidiarietà e cooperazione”. Al contrario ”un regionalismo spinto rischia di portare legislazioni regionali che replicano in piccolo quella statale. Un’autonomia partecipata e solidale, invece, deve anche consentire il trasferimento di risorse da regioni a comuni ed enti intermedi”. In particolare ”l’istruzione non deve essere oggetto di regionalizzazione, specialmente su questioni salariali. Il contratto collettivo va difeso”. Ganga ha poi chiesto modifiche al testo della riforma che prevedano un maggior coinvolgimento delle parti sociali, specialmente su Art. 5 e 7. Sulla definizione dei Lep, ha concluso, ”non andrebbero definiti tramite Dpcm ma con leggi ordinarie o legge delega: andrebbe rafforzato il percorso democratico e costituzionale”.
La Cgil ha invece espresso la netta contrarietà. ”Specialmente con la regionalizzazione della scuola si rischia un colpo mortale all'unità e all'identità culturale del Paese”, ha detto il segretario confederale Ferrari per il quale con l'autonomia differenziata ”si snatura la funzione originaria delle regioni, con conseguenze regressive sull'intero sistema economico e produttivo”. Inoltre ”il Parlamento viene relegato a un ruolo marginale, anche sulla disciplina dei Lep”.
Per la segretaria confederale Uil Veronese ”questa riforma rischia di scavare un'ulteriore profonda frattura tra Nord e Sud del Paese quando, invece, abbiamo bisogno di ridurre i divari territoriali, che riguardano tutti i cittadini e ancor di più giovani e donne. Vanno quindi respinte le differenziazioni perché si rischia di creare le diseguaglianze quale elemento propulsivo e di competitività per questo o quel territorio”.
L’Anci da parte sua segnala alcuni punti critici. Per il presidente dell’Associazione dei comuni italiani Decaro ”permane un ridotto coinvolgimento degli enti locali nelle varie fasi di attuazione”. Secondo i comuni italiani c’è poi il rischio di ”istituzione di nuovi organismi, agenzie ed enti aventi funzioni gestionali, con ricadute in termini di complessità e complicazioni amministrative per i cittadini e le imprese; e con oneri a carico della finanza pubblica”. Altro punto critico ”il rischio di una frammentazione, disomogeneità e non uniformità nell'attuazione delle prescrizioni costituzionali in materia di livelli essenziali e di perequazione fra i livelli di governo”.
Mentre il presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga sottolinea come l'attuale percorso sull'autonomia differenziata abbia visto ”il pieno coinvolgimento delle Regioni e delle Province autonome nella definizione delle disposizioni contenute sia nell'ultima Legge di bilancio sia nel Ddl sull'autonomia differenziata e che ha consentito di introdurre nel testo le istanze regionali e un insieme di garanzie per il sistema delle Regioni nel suo complesso, con l'obiettivo fondamentale di ammodernare il Paese e dare la migliore risposta ai cittadini da nord a sud”.
Mercoledì scorso in un capitolo delle Raccomandazioni all’Italia, la Commissione Ue ha affermato che nel complesso la riforma sull’autonomia differenziata ”rischia di mettere a repentaglio la capacità del Governo di indirizzare la spesa pubblica. Ciò potrebbe avere un impatto negativo sulla qualità delle finanze pubbliche italiane e sulle disparità regionali”. L’esecutivo Ue ricorda che andrebbe definito il ”livello essenziale dei servizi e del loro finanziamento, che è un esercizio cruciale e complesso, che richiede un'analisi dettagliata e un'approfondita consultazione di tutte le parti interessate. La legge richiede che questa riforma sia neutrale dal punto di vista del bilancio per il bilancio delle amministrazioni pubbliche. Tuttavia, senza risorse aggiuntive, potrebbe risultare difficile fornire gli stessi livelli essenziali di servizi in regioni storicamente a bassa spesa, anche per la mancanza di un meccanismo perequativo”.
Giampiero Guadagni