L’innalzamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia per le donne e quello per l’assegno sociale nel 2018, portati a livello degli uomini a 66 anni e sette mesi, hanno provocato un vero e proprio crollo delle uscite collegate all’età, mentre sono rimaste stabili quelle anticipate legate ai contributi versati. Le pensioni complessivamente liquidate con decorrenza nel 2018 - si legge nel monitoraggio sui flussi di pensionamento pubblicato dall’Inps - sono state 483.309 con un calo del 20,4% rispetto alle 607.525 del 2017. Nel 2018 le pensioni di vecchiaia complessive sono state 125.293 con un calo del 39,4% sul 2017 mentre quelle anticipate sono state 140.752 (-9%). Le invalidità con decorrenza 2018 sono state 42.288 (in calo sulle 49.837 del 2017) mentre le pensioni ai superstiti sono state 174.976 con un calo del 10,8%. Le pensioni liquidate ai lavoratori autonomi sono state 197.444 con un calo del 7,5% rispetto al 2017. Per i lavoratori autonomi il calo più consistente non si è avuto per la vecchiaia (68.422 le liquidate per raggiunti limiti di età, -1,6%) ma per le anticipate (51.331 con un calo del 12,2%) e per i superstiti (65.271 con un -16,6%).
Ma con l’aumento dell’età per accedere all’assegno sociale scattato nel 2018 (da 65 anni e sette mesi a 66 anni e sette mesi) sono crollate del 79% anche le liquidazioni di questi assegni, da 79.257 del 2017 a 16.621. E nel 2019 è scattato un nuovo aumento dell’età per accedere a questa prestazione assistenziale, che prescinde dal versamento dei contributi, a 67 anni.
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