Nonostante le centinaia di migliaia di assunzioni degli ultimi anni, la Pa italiana è ancora i sofferenza sul fronte degli organici, e l’età media del personale è tra e più alte d’Europa. Non solo. A frenare il ricambio generazionale nel pubblico impiego c’è l’ultima manovra di bilancio che, con l’articolo 110, impone un turn over dei dipendenti al 75%. Saranno esclusi da questi blocchi settori già in sofferenza, come i Comuni con meno di 20 dipendenti e la Sanità. I sindacati chiedono, tuttavia, un’inversione di marcia. Anche perché l’Italia continua ad avere un numero totale di dipendenti pubblici in proporzione alla popolazione inferiore a quello dei principali Paesi europei. Abbiamo, infatti, 5,7 impiegati pubblici ogni 100 abitanti. In Germania sono 6,1 ogni cento abitanti, 7,3 in Spagna, 8,1 in Uk, 8,3 in Francia. Secondo i dati del rapporto annuale di Forum Pa, in proporzione agli occupati, gli impiegati pubblici in Italia sono invece 14 ogni 100 lavoratori. Anche in questo caso, l’Italia si posiziona dietro alla Spagna (dove si contano più di 17 dipendenti pubblici ogni 100 occupati) e alla Francia (qui gli impiegati dello Stato sono 19,2 ogni 100 occupati).
Non è solo una questione numerica. Le assunzioni favoriscono il ricambio e l’inserimento di nuove competenze in uno dei settore in cui, tra le altre cose, sarà maggiore l’impatto dell’intelligenza artificiale. Secondo il report, la Pa rappresenterà uno dei settori più interessati dall’adozione dell’IA e per il 34% dei cittadini questo strumento contribuirà a rafforzarla. In questo contesto assumono ancora maggiore importanza le iniziative adottate per rafforzare la formazione dei dipendenti pubblici. L’analisi di Fpa ricorda che la piattaforma Syllabus, avviata a marzo 2023, ha visto registrarsi finora 7.800 amministrazioni: più di 380 mila dipendenti hanno avviato le attività formative. La direttiva per la “valorizzazione delle persone e produzione di valore pubblico attraverso la formazione” firmata nei giorni scorsi dal ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha stabilito che i dipendenti pubblici devono espletare 40 ore di formazione l’anno.
Ma come detto, servono anche assunzioni. Su questo fronte i sindacati chiedono da tempo di rinnovare il sistema di reclutamento (soprattutto nella scuola) per affiancare al canale concorsuale un canale che valorizzi l’esperienza delle decine di migliaia di precari pubblici. A chiedere interventi è anche l’Anci. Il presidente, nonché sindacato sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha scritto una lettera sul tema al ministro Zangrillo. Manfredi ha chiesto una riflessione sui limiti percentuali sull'utilizzo degli idonei delle graduatorie concorsuali. “Pur riconoscendo il confronto costruttivo svoltosi, che ha consentito una mitigazione rispetto alle ipotesi originarie - ha sottolineato il presidente Anci - riscontriamo notevoli criticità in particolare per i Comuni, che sono soggetti ad una accentuata mobilità verso l'esterno che mette in crisi l'ordinaria programmazione dei fabbisogni di personale”. Tutto ciò, secondo Manfredi, “determina l'obbligo di effettuare più procedure di reclutamento concorsuale con un forte aggravio di costi ed impegno del personale adibito”. Per questa ragione il presidente Anci chiede, più nello specifico, di adottare “una linea interpretativa relativa al concorso per il reclutamento a tempo indeterminato di 2.200 unità di personale, da destinare per la maggior parte alla qualifica di funzionari per le Politiche di coesione nei Comuni e nelle Città metropolitane del Sud, che consenta di non applicare il limite percentuale di cui sopra”.
Ilaria Storti