Mercoledì 5 febbraio 2025, ore 8:00

Attualità

Il mercato del lavoro tiene, bene turismo e ristorazione

Il mercato del lavoro tiene, anche in inverno, soprattutto grazie ai servizi, ma le imprese affrontano il 2025 con preoccupazione, soprattutto per la situazione internazionale. Secondo i dati dell’Osservatorio Professioni di InfoJobs, sono 16.000 le offerte di lavoro registrate tra ottobre e dicembre, in aumento dell'8,4% rispetto all'anno precedente. A guidare questa crescita sono i settori Turismo e Ristorazione e Commercio, Grande distribuzione e Retail, che rispondono alla vivacità del periodo natalizio e all'afflusso di turisti nelle località italiane. Nel periodo da ottobre a dicembre, si sono registrate 15.898 offerte di lavoro, in crescita rispetto alle 14.660 del 2023. La maggior parte delle offerte si concentra su contratti temporanei, una scelta strategica per affrontare i picchi di affluenza turistica e l'aumento delle vendite natalizie. 
L’anno nuovo, tuttavia, parte all’insegna della preoccupazione e del pessimismo, almeno tra le Pmi. Secondo un’indagine condotta da Cna, il 53,1% delle piccole imprese italiane ha difficoltà a formulare una previsione sull'andamento futuro dell'economia italiana. Una difficoltà dovuta al moltiplicarsi delle variabili soprattutto geopolitiche e geoeconomiche che, peraltro, stanno costringendo da tempo anche istituzioni autorevoli come la Banca d'Italia a rivedere frequentemente le previsioni sull'andamento dell'economia. Tra le imprese che si sono fatte una idea più precisa il 28,5% ipotizza un 2025 difficile e caratterizzato da un peggioramento della situazione e solo il 18,3% degli intervistati è ottimista. Il pessimismo è ancora più diffuso quando dall'andamento economico complessivo si concentra la visione sulla propria impresa. Su questo fronte cresce infatti non solo la quota di incerti sul proprio futuro (riguarda il 54,5% degli intervistati) ma anche di quanti prevedono dodici mesi insoddisfacenti (30,2%). I fiduciosi sono solo il 15,3%.  Non si tratta di sensazioni. Il dato complessivamente negativo nasce da una convergenza di elementi. Dal fatturato alla quota di esportazioni, dall'occupazione agli investimenti le previsioni hanno tutte un segno meno davanti. Nell'ordine la differenza tra risposte negative e positive segna una predominanza di saldo negativo del 31,6% per quanto riguarda gli investimenti, del 29,4% per l'occupazione, del 21,4% per l'export, del 18,4% per il fatturato totale. 
Nel complesso raggiunge il 42% la quota di imprese  decise a ridurre la spesa per gli investimenti e l'occupazione. Scelte pericolose perché, sottolinea il report, “fermare gli investimenti è rischioso, in una fase caratterizzata dall'introduzione massiccia di nuove tecnologie, e ridurre gli organici potrebbe aggravare il problema del reperimento di professionalità, già sentito ora, se il ciclo economico dovesse rafforzarsi”. 
Opinioni  in controtendenza si registrano tra le imprese meridionali e tra quelle con titolari sotto i quarant'anni. Il saldo tra ottimisti e pessimisti è positivo nel Mezzogiorno (+5,8% la differenza) e tra i giovani imprenditori (+2,3%) relativamente alle sorti dell'economia. Al dato del Sud contribuiscono tre fattori: andamenti economici del territorio  meno legati alla congiuntura internazionale; presenza di imprese manifatturiere limitata; negli ultimi anni i risultati economici locali sono stati trainati dal turismo. 
Ilaria Storti

( 16 gennaio 2025 )

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