La Ue deve realizzare la transizione verso le emissioni zero senza creare nuove dipendenze e per farlo "abbiamo un piano. Un Piano industriale per il Green Deal". Alla fine, dopo una settimana di colloqui bilaterali è stata questa la risposta della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen suo 'special address' al Forum di Davos spiegando che, sul piano finanziario, gli aiuti di Stato sarebbero una soluzione limitata: per evitare la frammentazione del Mercato unico "dobbiamo aumentare i finanziamenti Ue e per il medio termine prepareremo un Fondo sovrano europeo nella revisione di medio-termine del nostro bilancio nel 2023".
Una affermazione che potrebbe segnare una svolta nella politica industriale dell’Unione. Sul piano normativo, "proporremo un nuovo 'NetZero Industry Act' sulla falsariga del Chips Act". Più morbido l’attegiamento verso gli Usa, in definitiva: "Alcuni elementi dell'Inflation Reduction Act sollevano varie preoccupazioni per gli incentivi mirati alle aziende. Per questo stiamo lavorando con gli Usa per trovare una soluzione, ad esempio facendo sì che le aziende europee e le auto elettriche europee possano anch'esse beneficiare» del programma di aiuti da 369 miliardi di dollari".
Von der Leyen ha spiegato che l'obiettivo è evitare scossoni nel commercio e negli investimenti transatlantici e che "dobbiamo far sì che i nostri programmi di incentivi siano giusti e si rinforzino vicendevolmente". In ogni caso, "uno dei compiti più importanti per la Svezia durante questa primavera sarà la revisione della governance economica. È importante per poter essere davvero più forti tra uno, due, cinque, dieci anni di quanto non lo siamo oggi", ha sottolineato la ministra delle Finanze svedese Elisabeth Svantesson (alla presidenza di turno dell'Ue) arrivando all'Ecofin a Bruxelles. "Sarà difficile ma credo che sarà un bene per noi lavorarci e spero di collaborare con la Commissione e con tutti i Paesi in modo da poter giungere a una conclusione", ha aggiunto. All'Ecofin di ieri non ci sono stati problemi sul tema che si presenterà a febbraio, "ma sarà una delle mie priorità in primavera". Accelera il dibattito sulla difesa dell'industria Ue, dunque.
Anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si schiera a favore di un fondo sovrano. "Facciamolo", ha scritto in un editoriale per Politico. Servirebbe a garantire investimenti in progetti nuovi e strategicamente importanti nei settori dell'energia verde, della tecnologia digitale e della difesa, ha segnalato, accodandosi all'invito a ottobre a pensare a un 'nuovo Sure' dei commissari Thierry Breton e Paolo Gentiloni, reso più anche esplicito a dicembre dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Lo scenario è un mosaico che va dai 370 miliardi di sussidi per le imprese americane dell'Inflation reduction act (Ira) Usa, da cui sembrerebbero tagliate fuori le imprese Ue, al complesso contesto economico attuale tra rallentamento e inflazione alle stelle. Il caro energia domina sempre. Ma un Paese come la Germania ad ottobre ha potuto schierare uno scudo da 200 miliardi per famiglie e imprese. Negli aiuti di Stato Ue, insomma, il re è nudo: non devono turbare condizioni di parità per preservare il mercato unico, devono essere eccezionali, mirati, temporanei. Ma solo Paesi con maggior spazio fiscale possono schierare fondi per il 5% del Pil, come nell'intervento di Berlino.
A fine 2022 su 540 miliardi di aiuti di Stato nell'Unione, ben il 49,3% è stato notificato dalla Germania. Già Breton aveva lanciato un appello a pensare al 'Made in Europe', nei giorni scorsi un documento di Parigi ha invitato a pensare a una politica industriale con una strategia 'Made in Europe', cui affiancare un fondo di sovranità. Per Michel spina dorsale del nuovo fondo dovrebbe essere la Banca europea per gli investimenti. Dovrebbe puntare sui settori strategici e avrebbe un effetto moltiplicatore stimolando altri investimenti privati. "L'Europa deve rimanere un continente di produzione e innovazione - ha avvertito - Sostenere le nostre imprese e garantire la nostra competitività a livello globale richiederà nuovi modi di pensare e un atteggiamento positivo da parte di tutti noi. Insieme siamo più forti, più influenti e più sovrani".
Dopo un confronto interlocutorio già a metà dicembre il Consiglio europeo tornerà sul tema al vertice del 9-10 febbraio. Un primo giro d'orizzonte sul dialogo con l'amministrazione Usa sull'Ira e sui possibili impatti è già stato fatto all'Ecofin. Intanto la commissaria alla Concorrenza, la danese Margrethe Vestager, iscritta alla schiera dei rigoristi, ha scritto agli Stati membri chiedendo pareri su una "urgente" revisione degli aiuti di Stato con qualche proposta come definire aree prioritarie di intervento, a partire dalla transizione verde.
Rodolfo Ricci