Una ventina di Stati membri dell' Ue intendono domani affrontare l'Ungheria al Coreper dopo le missioni di pace in solitaria di Viktor Orban. L'accusa - a quanto si apprende - è quella di slealtà. Orban, infatti, in alcune delle sue dichiarazioni a Mosca "è andato direttamente contro le conclusioni del Consiglio Europeo". "Come si concilia con il principio di leale cooperazione?", si domanda un diplomatico. La Polonia è scatenata, assicura un'altra fonte. Inoltre vogliono inviare un messaggio chiaro riguardo alla deliberata confusione generata da Orban tra l'operare come leader di un singolo Paese e a nome della presidenza. In Europa comunque il clima politico appare meno teso. I giorni dopo il colpo di teatro delle elezioni francesi, Bruxelles si è risvegliata dall'incubo euroscettico del Rassemblement National. E, a dispetto dei rituali 'no comment' a favor di telecamere nei palazzi delle istituzioni Ue, la soddisfazione nelle capitali del continente è palpabile.
A cominciare dall'alleato chiave di Emmanuel Macron sul progetto europeista, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che animato da un certo sollievo ha auspicato la nascita di un "governo costruttivo". Una speranza che il Kanzler si troverà con tutta probabilità a indicare in prima persona all'inquilino dell'Eliseo - e non solo - anche a margine del summit Nato a Washington, nel tentativo comune di blindare il cordone sanitario contro l'estrema destra in vista del voto per il bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. In una giornata funestata dagli attacchi missilistici russi in Ucraina, l'esito restituito dalle urne francesi ha fatto gioire l'intero arco dei sostenitori di Kiev a lungo tormentati dalla possibilità che il fronte lepenista potesse indebolire il sostegno occidentale. Un sentimento sintetizzato dal premier polacco Donald Tusk, che subito dopo le prime proiezioni ha tratteggiato gli stati d'animo contrastanti dell'intera Europa parlando di "entusiasmo a Parigi, delusione a Mosca e sollievo a Kiev", quanto basta per "essere felici a Varsavia".
Con l'incognita dell'ingovernabilità, ha analizzato invece Scholz, resta adesso da vedere quali saranno gli sviluppi politici alla luce di questa inusuale costellazione uscita dalle urne. Nella certezza che - guardando all'allargamento dell'Ue a nuovi Paesi - lo sviluppo della casa comune sarà possibile solo insieme alla Francia, promotrice anche della Comunità politica europea. Una linea, quella del socialista, condivisa anche dal premier spagnolo Pedro Sanchez - fautore, insieme al duo Scholz-Macron, dell'accordo sulle nomine Ue - convinto che i cittadini francesi abbiano scelto, in un ideale filo conduttore che li unisce a britannici e spagnoli, "il progresso e l'avanzamento sociale", rifiutando invece la regressione dei diritti e delle libertà. Con una nota di importanza strategica ribadita ancora una volta in vista del voto dell'Europarlamento per la conferma di von der Leyen: "Non c'è accordo né governo con l'estrema destra".
Lo scenario che rassicura di più Bruxelles è il pericolo scampato per il motore franco-tedesco già da tempo fiaccato dalle difficoltà politiche domestiche e da economie in grande affanno. Se si può trarre una conclusione certa, è il commento giunto anche dal governo popolare greco di Kyriakos Mitsotakis, è il valore speciale della stabilità. Una stabilità che Parigi sarà chiamata a trovare nei prossimi giorni, ma che Macron potrà continuare a dare, nella visione di più diplomatici europei, anche a Bruxelles. Di contro, le destre europee hanno incassato la sconfitta parlando di vittoria solo rimandata.
Rodolfo Ricci