L’esecutivo europeo si sposta a destra, con decisione. Quindici commissari del Partito popolare europeo (Ppe); cinque liberali di Renew Europe (RE); quattro della famiglia socialista (Maros Sefcovic sarebbe stato il quinto, ma si presenta come ‘indipendente’ perché S&D, nell’ottobre 2023, ha sospeso il partito di cui fa parte, Smer, dopo che aveva formato un governo di coalizione con il Partito Nazionale Slovacco di estrema destra Sns); uno dei Conservatori e riformisti europei (Ecr) e uno dei Patrioti d’Europa (anche qui Oliver Varhelyi si presenta come ‘indipendente’, ma è da anni uomo fedele e fidato del leader e fondatore dei PdE, Victor Orban). Per la prima volta una vice presidenza esecutiva della Commissione europea va a un politico più a destra della famiglia popolare europea, con Raffaele Fitto. Vicepresidente esecutivo con delega alla Coesione e alle Riforme.
Per definire il ruolo che Raffaele Fitto avrà nella nuova Commissione occorre partire innanzitutto dal titolo e dal grado. Ed entrambi mostrano che nella partita tra Ursula von der Leyen e i gruppi filo-Ue del centrosinistra, ha vinto la prima. La presidente della Commissione, con la ferma sponda del Ppe, ha portato l'Italia e i conservatori a bordo. E ha cercato di placare le ire di socialisti e liberali dando loro dossier maggiormente incisivi. Il macroniano Stéphane Séjourné sarà il riferimento per le Politiche industriali e gli Affari economici. La spagnola Teresa Ribera, oltre alla Concorrenza, sarà il terminale dei dossier climatici ed energetici.
Giochi chiusi? No. Perché alle audizioni all'Eurocamera sarà battaglia tra i gruppi. E Fitto finirà nel mirino. La vittoria di von der Leyen sull'assegnazione di un ruolo apicale a Fitto, a Roma, viene interpretata soprattutto come la vittoria dell'Italia. Certo, nel delicato puzzle della divisioni di poteri ognuno prova a tirare l'acqua al suo mulino. Ma, stando ad un documento circolato informalmente nei palazzi brussellesi, sono tre i commissari - e i dossier - che faranno capo a Fitto: il greco Apostolos Tzitzikostas, titolare di Trasporti e Turismo; il cipriota Costas Kadis, che ha la delega alla Pesca e agli Oceani; e il lussemburghese Christophe Hansen, titolare dell'Agricoltura. Fitto co-gestirà inoltre con l'alto rappresentante Kaja Kallas il dossier Allargamento, affidato alla slovena - ancora non formalizzata - Marta Kos. L'ormai ex ministro italiano potrà contare sul supporto di un'intera direzione generale, la Dg Regio, e gestirà il Recovery in coabitazione con Dombrovskis, focalizzandosi innanzitutto sulla parte dell'attuazione.
La Coesione, hanno sottolineato fonti di governo, vale nel complesso 378 miliardi per il ciclo 2021-2027, dei quali 43 sono per l'Italia. Nella lettera di missione inviata a tutti i commissari designati von der Leyen ha messo nero su bianco come debbano essere indipendenti e perseguire l'impegno europeo. Su questo punto, alle audizioni previste nelle commissioni parlamentari - a metà ottobre o al massimo a inizio novembre - a Fitto non verranno fatti sconti. Anche perché la presentazione della squadra da parte di von der Leyen non ha chiuso totalmente le trattative.
La concessione a S&D di due vicepresidenze esecutive, a Teresa Ribera e alla romena Roxana Minzatu, ha addolcito la posizione dei socialisti, che però torneranno ad alzare la posta. "Deploriamo la scelta di Fitto", hanno incalzato pure i liberali, avvertendo che lo interrogheranno su dossier caldissimi come "balneari, fisco e ritardi nella transizione verde". "Fitto non avrà vita facile", è stato il grido di battaglia dei verdi. Gli eurodeputati del M5s hanno già anticipato il loro no. Bocciare l'italiano, tuttavia, sarà difficilissimo e innescherebbe la reazione del Ppe e il rischio di un clamoroso stallo.
Rodolfo Ricci