Colpo di scena. L’ennesimo. La presidente della Commissione Ue non incontrerà più domani, come previsto, i membri del Parlamento europeo per discutere la formazione della sua nuova squadra, hanno dichiarato fonti parlamentari qualificate. In pratica, Ursula von der Leyen ha rimandato alla prossima settimana la presentazione della sua nuova squadra di commissari e delle aree politiche di cui si occuperanno. La presidente della Commissione avrebbe dovuto incontrare i presidenti dei gruppi politici del Parlamento europeo domani per discutere dei progressi compiuti nella creazione della sua squadra di 26 commissari europei, incaricati di guidare il lavoro dell'esecutivo Ue per i prossimi cinque anni. Von der Leyen non parteciperà più all'incontro, segnalando che il processo di nomina del collegio dei commissari potrebbe richiedere più tempo del previsto. Si ritiene che il ritardo sia in parte dovuto al cambio all'ultimo minuto della candidatura della Slovenia con l'ex diplomatica Marta Kos, annunciato lunedì scorso dal governo di Lubiana ma che deve essere ratificato dal Parlamento del Paese.
Il cambiamento è avvenuto dopo che von der Leyen ha esercitato pressioni su alcuni governi dell'Ue affinché sostituissero le loro nomine maschili con quelle femminili, come parte della sua spinta a garantire la parità di genere nella nuova squadra. La squadra dell'esecutivo Ue ancora in cantiere. Un portavoce della Commissione ha dichiarato venerdì scorso che l'incontro previsto per domani è stato concepito come uno "scambio di opinioni" sul "lavoro in corso per la creazione del nuovo collegio", suggerendo che von der Leyen non avrebbe reso pubblica la struttura definitiva della sua squadra. Von der Leyen dovrebbe presentare il suo team e i relativi ruoli durante la seduta plenaria del Parlamento europeo della prossima settimana a Strasburgo. Tutto alla ricerca dell'equilibrio. La nuova Europa di Ursula von der Leyen è pronta a vedere la luce e, ma la presidente è ancora impegnata a risolvere il sudoku tutt'altro che semplice delle deleghe da assegnare.
A Bruxelles, la notizia più attesa a Roma circola ormai con insistenza: il prossimo commissario italiano, Raffaele Fitto, stando a più fonti qualificate, si avvia verso la vicepresidenza esecutiva con le potenziali deleghe cruciali della gestione dei Pnrr e dei fondi europei. Ma dopo la veemente protesta dei Liberali, sono stati però i Verdi a lanciare un chiaro avvertimento a von der Leyen: posizionare Fitto ai vertici di Palazzo Berlaymont può spaccare la coalizione europeista. Preso atto dei mal di pancia sul nome di Fitto, von der Leyen mantiene comunque la linea del suo Ppe, consapevole che premiare Roma - pur protagonista a luglio del no al suo bis - significa anche avvicinarla alle posizioni più moderate. Il ministro uscente, nelle confidenze di alcuni funzionari Ue, è tra gli esponenti del governo italiano con cui la tedesca ha lavorato meglio.
E, insieme a lui - per il quale anche il commissario Paolo Gentiloni ha riservato il consiglio di "essere ambizioso" -, a essere in pole per le altre poltrone di vicepresidenti esecutivi sono il francese Thierry Breton, macroniano di ferro deciso a guidare l'industria europea; lo slovacco Maros Sefcovic, favorito sul dossier dei rapporti istituzionali; il lettone Valdis Dombrovskis che con tutta probabilità svestirà i panni di rigorista dei conti pubblici per dedicarsi all'Ucraina; e la spagnola Teresa Ribera, madrina del Green deal iberico ma data a sorpresa in orbita Concorrenza anche da fonti interne all'antitrust Ue. Pesi massimi a cui si affiancherà l'estone Kaja Kallas, la lady di ferro dell'est, nemica di Mosca, già certa di ereditare le redini della politica estera continentale.
Ventisei poltrone per ventisei Paesi, se si esclude quella della presidenza, non sono tutte uguali e la corsa ai portafogli economici resta incerta. Oltre alle macro aree di responsabilità dei vicepresidenti, von der Leyen sta esaminando a chi affidare le singole deleghe. Il Bilancio potrebbe andare alla Polonia, mentre è quasi certo che saranno i Paesi Bassi a guidare il commercio internazionale. A contendersi l'agricoltura sono invece Lussemburgo e Portogallo. Per la regia tutta nuova del Mediterraneo in lizza ci sarebbero invece Cipro e Malta, a patto che quest'ultima cambi il nome di Glenn Micallef e accolga l'appello di von der Leyen - rimasto inascoltato dai più - a presentare una donna, possibilmente riconfermando l'uscente Helena Dalli.
I fedelissimi della tedesca a Palazzo Berlaymont continuano a ripeterlo. Un equilibrio che - ha precisato la stessa von der Leyen nei giorni scorsi - deve essere geografico, politico e di genere. Un fronte, quest'ultimo, su cui resta il nodo della superiorità di candidati uomini sulle donne. E una critica alla reticenza dei governi sulla parità di genere è arrivata anche dall'attuale vicepresidente esecutiva, Margrethe Vestager. "Ursula von der Leyen ha chiesto una cosa del tutto legittima: datemi due candidati, un uomo e una donna", ma il rifiuto dei governi purtroppo smaschera la loro mancanza di sforzi. Risolto anche quest'ultimo grattacapo, la squadra sarà pronta per essere presentata all'Eurocamera.
Rodolfo Ricci