Venerdì 22 novembre 2024, ore 8:04

Bruxelles 

Ue: vertice di guerra ma i bond per la difesa spaccano i 27 Paesi 

Lo hanno definito un vertice di guerra. È ciò che si è aperto ieri davanti ai 27 leader Ue che si sono riuniti a Bruxelles per il Consiglio europeo di marzo, tradizionalmente dedicato ai temi economici ma che invece ruoterà intorno alla sicurezza e alla difesa. I vertici delle istituzioni blustellate - Commissione, Consiglio, Alto rappresentante - stanno cercando di trasmettere un senso di urgenza agli Stati membri e la bozza di conclusioni sembra recepire la necessità di aumentare il ritmo. Sul sostegno militare a Kiev ma non solo. Però l'Ue è pur sempre l'Ue. E le differenze persistono. Ad esempio sulla possibilità di fare debito per gli investimenti necessari a rafforzare l'industria bellica europea, dove si delinea l'ormai classica spaccatura tra i frugali e il fronte che spinge per gli eurobond. Basta unire i puntini per ottenere un quadro omogeneo.

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha incaricato proprio l'ex presidente della Finlandia, Sauli Niinisto, di redigere un rapporto su come migliorare la preparazione e la prontezza d'intervento della difesa dell'Ue. Un passaggio delle conclusioni sottolinea la necessità "imperativa" di una "rafforzata preparazione militare-civile" visto il contesto "dell'evoluzione del panorama delle minacce" - il tutto per arrivare a "una gestione strategica delle crisi". Altro puntino. "Se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la guerra", ha ammonito il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

Insomma, i cittadini devono essere coinvolti perché le insidie, specie dal punto di vista ibrido, possono crescere in modo repentino. E la Finlandia è famosa per il suo modello di partecipazione attiva dei cittadini alla sicurezza. L'agenda del vertice ha un nutrito capitolo sul rafforzamento della difesa europea ma i frugali - capitanati dalla Germania - hanno chiesto e, al momento ottenuto, la rimozione dalla bozza di conclusioni del riferimento agli "strumenti innovativi" per finanziare il potenziamento dell'industria Ue e ora si andrebbe verso la richiesta alla Commissione di preparare un documento sulle "possibili opzioni".

Di fatto un passo indietro rispetto all'ipotesi dei cosiddetti Defence bond o, come piano B, dei Project bond, ovvero obbligazioni emesse per un piano industriale della difesa che accomuna più Paesi membri. "Se tutti arrivassero a una spesa del 2% del Pil per la difesa ci sarebbero ulteriori 80 miliardi d'investimenti possibili", nota un diplomatico europeo. Traduzione: un Next Generation per la difesa, che vede l'Italia da mesi in prima linea, al momento è impraticabile a causa del muro di Berlino e del fronte dei falchi. Dall'entità delle divisioni dipenderà l'andamento di un vertice più imprevedibile del solito. "Le conclusioni sono stabili e dormienti", ironizza un diplomatico europeo. E a scaldare il clima c’è certamente il dossier Medioriente. L'obiettivo è arrivare ad una dichiarazione comune, la seconda dall'inizio della guerra.

Rodolfo Ricci

( 21 marzo 2024 )

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