La Commissione europea rivede le norme sulla gestione delle crisi bancarie per rendere più complicato un uso del denaro pubblico nel salvataggio degli istituti in difficoltà, come avvenuto in Italia con le Venete e il Monte dei Paschi di Siena. La strada che si vuole diventi quella preferenziale per rafforzare il sistema e dar maggior tutela ai correntisti è la risoluzione delle banche, se necessario anche con un puntello dei sistemi nazionali di garanzia dei depositi - come il Fondo italiano di tutela dei depositi - e con maggiori capacità di manovra preventive delle autorità nazionali. Troppo spesso si usa "il denaro dei contribuenti per affrontare un imminente fallimento" ha segnalato il vice presidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis: "Il sistema di risoluzione istituito nell'ambito dell'Unione bancaria non viene usato appieno come previsto".
La revisione delle norme ha così un focus particolare sulle banche medio-piccole ed è quanto mai di attualità dopo i crac Usa di Silicon Valley e Signature Bank e il salvataggio in Svizzera del Credit Suisse da parte di Ubs. La riforma consentirà alle autorità di gestire una "uscita ordinata dal mercato di una banca in fallimento di qualsiasi dimensione e modello di business", ha detto la Commissione. Nell'ambito della gestione dei rischi di contagio dal tracollo delle banche più grandi, quelle 'sistemiche', è tra l'altro stato pensato il nuovo ruolo del Meccanismo europeo di stabilità, nato come fondo 'salva Stati': "Più lungo è il processo di ratifica e meno presto avremo l'introduzione del backstop", il 'paracadute" che permette di schierare i miliardi del Mes accanto al Single resolution fund, ha segnalato Dombrovskis. L'attesa è comunque che le nuove norme, salutate con favore come un passo avanti nell'Unione bancaria dalla Banca centrale europea, dal Single resolution board e dal presidente dell'Eurogruppo, non avranno vita facile nel dibattito tra Stati Ue, già capaci di portare al binario morto la riforma sull'assicurazione unica dei depositi (Edis, "rimane valida e pertinente", ha rivendicato Dombrovskis).
Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner aveva chiesto di tener fuori dalla riforma gli schemi di protezione istituzionali caratteristici delle proprie Landesbanken e Sparkassen, ovvero la gran parte delle banche tedesche escludendo Commerz e Deutsche Bank. Non è prevista invece una eccezione tedesca, anche se ne viene riconosciuta la specificità dando un lungo periodo di transizione. Le banche italiane volevano che non venissero chiesti alle proprie banche medio-piccole nuovi requisiti patrimoniali per il salvataggio interno: i requisiti Mrel, fondi e passività pari all'8% dei fondi propri aggredibili in via prioritaria nel fallimento. Le grandi banche raccolgono questi fondi con bond subordinati, ma è una via preclusa alle piccole.
La Commissione ha invece ribadito che il 'cuscinetto' interno resta l'argine preferenziale, stabilendo anche un principio di "proporzionalità". Gli esperti stanno però analizzando il testo della riforma per capire se il potenziale ruolo 'ponte' del Fitd nel caso di fondi propri aggredibili insufficienti possa scongiurare il ricorso ad aumenti di capitale obbligati.
Rodolfo Ricci