Venerdì 22 novembre 2024, ore 8:33

Bruxelles 

Ue: i prezzi del gas restano alti e volatili fino al 2023 

I prezzi del gas resteranno "alti e volatili fino almeno al 2023", per questo si deve accelerare sugli stoccaggi comuni già da quest'anno, aumentare l'approvvigionamento di Gnl, e semplificare l'iter di autorizzazione delle rinnovabili, che "è questione urgente". Sono alcuni passaggi di una prima bozza dell'analisi aggiornata del caro prezzi energia e delle possibili misure per affrontarlo da prendere a livello Ue e nazionale, che la Commissione europea dovrebbe pubblicare il 2 marzo. Nel testo, si individuano 12 azioni per una risposta comune europea al caro energia. Ieri sera il commissario Ue all'agricoltura Janusz Wojciechowski, parlando ai ministri in Consiglio, ha indicato la data del 2 marzo. I prezzi del gas resteranno alti e voltatili e quelli dell'energia continueranno a essere un fattore chiave per l'inflazione nel 2022, si legge nel testo.

Le azioni prioritarie nel medio e lungo termine riguardano l'accelerazione dei permessi delle rinnovabili e della transizione all'idrogeno, e si indica anche un'ipotesi di target di produzione di biogas con 35 miliardi di metri cubi di produzione nel 2030. Le azioni nell'immediato ("per essere preparati al prossimo inverno") riguardano il gas: maggiori stoccaggi, partenza di progetto pilota di stoccaggio comune già nel 2022 e aumento dell'approvvigionamento di Gnl. Il documento ricorda la situazione critica di settori come zinco e alluminio, con la metà della fonderie europee che è chiuso o funziona a scartamento ridotto, e i rischi che l'aumento del prezzo dei fertilizzanti (+142% in un anno) provochi inflazione dei prezzi alimentari.

Per quanto riguarda il sostegno a famiglie e imprese, prosegue la Comunicazione, gli interventi nazionali sono sempre quelli di più immediata efficacia, ma la Commissione potrebbe dare avallo politico all'uso di parte dei profitti degli operatori del mercato dell'energia dovuti alla fiammata dei prezzi per attenuare il caro bollette. Tra le azioni individuate l'indagine in corso prioritaria su eventuali pratiche illegali del fornitore russo Gazprom, che "si sta comportando in modo insolito". Intanto primo via libera della riunione degli ambasciatori Ue (Coreper II) al pacchetto di sanzioni da mettere in campo dopo il riconoscimento da parte della Russia delle repubbliche separatiste di Donestk e del Lugansk. La presidenza francese sottolinea che "c'è unità" da parte degli Stati membri nella reazione alle decisioni russe. "C'è determinazione a prendere sanzioni mirate contro le persone coinvolte" nelle operazioni nel Donbass, "in coordinamento con i nostri alleati", spiega ancora la presidenza francese. Ma "un vero e proprio conflitto" in Ucraina accompagnato da "sanzioni punitive" verso la Russia porterebbe a un calo del 9% dei mercati azionari europeo e giapponese, e del 6% di quello statunitense, che salirebbe al 10% per il Nasdaq.

Sono le conseguenze attese sui mercati da Goldman Sachs nel caso in cui si materializzasse lo scenario peggiore (worst-case) nello scontro tra Mosca e Kiev. Gli analisti della banca americana ritengono possibile anche un crollo del 10% del rublo e un'impennata del 13% del petrolio. L'intervento armato russo oltre i confini dell'Ucraina spaventa dunque i mercati, ma soprattutto la Borsa e i titoli di Stato di Mosca, con gli operatori che cominciano già a 'scontare' le possibili sanzioni internazionali. Le vendite sono scattate in contemporanea con le dichiarazioni del presidente russo Putin sul riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass, ma hanno colpito soprattutto i mercati di Mosca. La Borsa russa ha infatti accusato un crollo a due cifre, con l'indice Moex scivolato del 10% e l'Rtsi fino al 13%. È il ribasso più ampio dal marzo 2020, quando gli indici azionari moscoviti furono piegati dall'emergenza Covid, ma soprattutto sono andati sotto violenta pressione i Credit default swap russi, i contratti derivati che registrano il rischio-Paese.

Rodolfo Ricci

( 22 febbraio 2022 )

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