"La nostra prima intenzione è convincere la Russia a tornare sulla sua decisione" sull'interruzione sull'accordo sul'export di grano. C’è infatti un problema: bloccare l'iniziativa sul gravo è estremamente dannoso per la sicurezza alimentare e potrà avere effetti negativi sui prezzi. "È una decisione pericolosa". Lo ha spiegato un alto funzionario Ue aggiungendo che il tema probabilmente sarà sul tavolo del Consiglio Affari Esteri di domani. La fonte, allo stesso tempo, ha sottolineato come il ruolo guida sull'iniziativa del grano non spetti all'Ue ma alle Nazioni Unite e anche al presidente turco Recep Tayyp Erdogan.
"Sappiamo che la Russia ha posto delle condizioni affinché sia ripristinata l'iniziativa sul grano. Siamo aperti alla discussione con le Nazioni Unite. Il nostro principio base è che le nostre sanzioni non danneggiano la sicurezza alimentare ma non abbiamo avuto alcuna proposta dalla Russia", ha aggiunto. Tutto nasce dalla decisione di Putin di non rinnovare l'accordo sul grano.
L'annuncio è arrivato dal Cremlino, nell'ultima giornata prima della scadenza dell'intesa che un anno fa scongelò le esportazioni via mare di cereali dall'Ucraina in guerra. Ma anche - e potrebbe non essere un caso anche se Mosca nega - poche ore dopo l'attacco al ponte di Crimea. "Sfortunatamente la parte di questi accordi relativa alla Russia non è stata ancora attuata, quindi la sua validità è terminata", ha dichiarato il portavoce di Putin, aggiungendo però anche che "non appena la parte russa degli accordi sarà soddisfatta, la Russia ritornerà immediatamente all'attuazione dell'intesa". In verità, da tempo Mosca minacciava di ritirarsi dal patto sul grano sostenendo che "gli ostacoli" alle sue esportazioni di cereali e di fertilizzanti non fossero stati rimossi come concordato in un accordo parallelo a quello sul grano ucraino.
E l’Italia? Nel corso dell'anno di attuazione dell'intesa sono arrivati in Italia dall'Ucraina quasi 2,1 miliardi di chili di mais per l'alimentazione animale, grano tenero e olio di girasole. Lo rileva un'analisi Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga in riferimento all'impatto dello stop al patto Onu tra Ucraina, Turchia e Russia. In particolare, sottolinea l'organizzazione agricola, si tratta di 1,4 miliardi di chili di mais, 434 milioni di chili di grano, 100 milioni di chili di olio di girasole e altri cereali.
"Il blocco delle spedizioni di cereali sul Mar Nero è preoccupante soprattutto - continua Coldiretti - per le forniture di mais alle stalle italiane in una situazione in cui l'Ucraina contende all'Ungheria il ruolo di principale fornitore dell'Italia che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l'alimentazione degli animali nelle stalle dove i costi di produzione sono saliti alle stelle. L'Ucraina garantisce invece quote più ridotte dell'import nazionale di grano che però durante l'accordo sono aumentate di oltre 5 volte rispetto all'anno precedente.
Rodolfo Ricci