Domenica 24 novembre 2024, ore 11:12

Bruxelles 

Ue contraria a rimandare al 2026 le regole del nuovo Patto di stabilità 

Sul nuovo Patto di stabilità posporre l'implementazione per un altro anno con l'applicazione ai piani di bilancio per il 2026 non è l'opzione più desiderabile. Questa resta la linea di Bruxelles espressa in modo chiaro dal vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis nel corso della conferenza stampa al termine del consiglio Ecofin. "Stiamo guardando come muoverci quando il lavoro legislativo sarà finalizzato. Abbiamo avuto alcuni scambi e stiamo guardando alle possibili opzioni. Le presenteremo agli Stati membri in febbraio una volta che sarà concluso il lavoro legislativo". D’altronde le prospettive economiche sono ancora soggette a numerosi rischi di ridimensionamento, il che rende ancora più importante per gli Stati membri mantenere l'attuazione dei piani di ripresa e resilienza attuando riforme e investimenti pertinenti e cruciali per la nostra resilienza e competitività. M una richiesta si ripete martellante: trovare una soluzione insieme all'Italia per rafforzare quell'Unione bancaria di cui il nuovo Mes dovrebbe essere un pilastro. Poco meno di un mese dopo la bocciatura espressa dal Parlamento italiano alla ratifica della riforma del fondo salva-Stati, il ministro Giancarlo Giorgetti era l'ospite più atteso sulla scena del primo incontro del 2024 dei titolari delle Finanze dell'Eurozona.

La sua spiegazione di quanto accaduto a dicembre, nelle parole del presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, è stata "fattuale e chiara". Ma il quadro non cambia: la mancata ratifica di Roma, viene sottolineato da più parti, non consente agli altri diciannove Paesi di fare progressi per tutelarsi dai possibili effetti di choc bancari. E anche se fortunatamente, è l'osservazione del direttore generale dello stesso Mes, Pierre Gramegna, non sembrano esserci rischi all'orizzonte, l'economia non è al riparo dai turbamenti provocati da un quadro geopolitico complicato nelle ultime settimane anche dalle tensioni nel Mar Rosso. Al tavolo di un Eurogruppo insolitamente orfano del duo franco-tedesco formato da Bruno Le Maire e Christian Lindner - entrambi alle prese con le rispettive evoluzioni politiche in Francia e Germania - il sentimento più diffuso espresso dai titolari delle Finanze del club dell'euro è stato il "rammarico".

La decisione contraria dell'Italia viene vista dal Mes come un'opportunità persa per rendere l'Eurozona più resiliente dandole quel 'backstop' di ultima istanza per le crisi bancarie. Ora però, è l'auspicio del commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni, "il rammarico deve tradursi nella spinta per trovare una soluzione e non lasciare i sogni di completare l'Unione bancaria intrappolati in un vicolo cieco.

Per questo la volontà espressa dall'Eurogruppo è di avviare una riflessione e l'impegno di tutti è quello di continuare a dialogare con Roma. Fermo restando che, ha sottolineato Donohoe, "la realtà dalla quale si parte è che il trattato" rimodellato è stato ratificato dagli altri diciannove parlamenti. Convincere tutti ad apporre modifiche a un testo ormai ratificato, stando a quanto fatto trapelare da una fonte presente al confronto tra i ministri, "sembra difficile". La strategia allora potrebbe essere quella di definire una narrativa positiva sul ruolo del Mes affinché il trattato venga ratificato dall'Italia, aiutando il ministro italiano in questa direzione. Un'ipotesi che, pur trovando "la disponibilità al dialogo" con Giorgetti di tutte le altri capitali, richiederebbe comunque tempo e potrà assumere contorni più concreti soltanto nei prossimi mesi. Quando, ha assicurato Donohoe, il tema tornerà sul tavolo. A tenere banco nelle settimane a venire sarà invece per tutti il quadro macroeconomico del Vecchio Continente.

La preoccupazione che la tensione nel Mar Rosso peggiori e abbia conseguenze è, nella visione di Gentiloni, del tutto fondata e verrà valutata nelle prossime previsioni economiche d'inverno che Bruxelles svelerà il 15 febbraio. A tenere in apprensione sono anche le difficoltà della Germania - che continua ad arrancare alimentando il timore di un rallentamento generalizzato di tutti i Ventisette - e un possibile riacutizzarsi dell'inflazione che congelerebbe le speranze di avviare un ciclo di ribasso dei tassi da parte della Bce. Davanti alle prospettive incerte, l'adagio Ue rivolto ai Paesi membri e all'Europarlamento è di chiudere il prima possibile l'accordo sul nuovo Patto di stabilità. Dopo l'intesa politica raggiunta a dicembre dai ministri delle Finanze, ora l'iter legislativo entra nel clou, con i negoziati che, previo l'ok della plenaria dell'Eurocamera, potrebbero prendere il via già questa settimana.

Anche se i tassi "non dovrebbero essere" più alti del livello attuale e la prossima mossa sarà un taglio, probabilmente quest'anno, ha detto il governatore della banca centrale francese Francois Villeroy de Galhau parlando al World economic forum. "È troppo presto per dichiarare vittoria, il lavoro non è terminato anche se la nostra manovra di stretta ha avuto più successo di quanto avevamo previsto un anno fa qui a Davos, ha detto il banchiere centrale. Sul livello finale dei tassi, Villeroy ha spiegato che rimarranno più alti rispetto al periodo 2015-22 quando la Bce doveva combattere la disinflazione. Il "new normal" dovrebbe quindi essere un ritorno al periodo precedente alla grande crisi finanziaria.

Rodolfo Ricci

( 16 gennaio 2024 )

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