Sembra questa essere la soluzione più probabile. "Sarà inevitabile avere degli elementi di transizione" il prossimo anno sulla riforma del Patto di stabilità fino a quando "non avremo le regole pienamente incorporate in ogni aspetto del processo. Lo ha detto un alto funzionario europeo in vista della riunione oggi dell' Eurogruppo, interpellato in merito all'attesa che la nuova governance economica europea nel 2024 veda comunque una fase di transizione. "La mia personale attesa è che se gestiamo il completamento della legislazione prima delle elezioni la sostanza principale" delle nuove regole potrà essere inclusa nel processo "già il prossimo anno", ha spiegato.
L'Italia arriva a Bruxelles dopo l'approvazione di una manovra che considera rigorosa e chiede che i partner europei comprendano le difficoltà di bilancio: il livello del debito fortemente aggravato dall' innalzarsi dei tassi e dai costi del superbonus non consente l'approvazione di un patto rigido che non dia agibilità sui conti. Tornando alla riforma del Patto di stabilità, un'importante novità in partita è l'ipotesi di introdurre un nuovo target per la riduzione del deficit pubblico, prevedendo un margine ulteriore rispetto al tetto del 3% del Pil già previsto dai trattati e ampiamente richiamato nella proposta legislativa della Commissione europea.
Sarebbe un'ulteriore 'salvaguardia' introdotta su pressante richiesta di Berlino, dove si registra quindi un'importante schiarita sulla trattativa. Resta però tutta da definire l'entità di questo margine sul deficit. Nelle intenzioni diventerebbe un obiettivo per tutti gli Stati, anche i piani di spesa a 4-7 anni al centro delle nuove regole fiscali in via prioritaria dovrebbero portare a un aggiustamento medio annuo del debito nei Paesi oltre al 60% del Pil, come nel caso dell'Italia. E resta ancora tutta da trattare l'entità del taglio medio annuo del debito. Così al Consiglio dei ministri europei dell'Economia di oggi la riforma del Patto di stabilità sarà di nuovo sul tavolo, anche se slitterà per l'ennesima volta l'idea di votare già un testo legislativo.
Se ne parlerà all'Ecofin di dicembre. Mente si riduce il tempo utile per rispettare l'obiettivo di varare una riforma entro fine anno, quando terminerà la sospensione del vecchio Patto scattata a inizio pandemia. Mentre i Paesi frugali aumentano i paletti sulle 'salvaguardie comuni', le garanzie sul calo del deficit e del Pil, il documento di lavoro proposto dalla presidenza spagnola dell'Ue resta più asciutto nella parte pensata per garantire spazio fiscale agli investimenti. Nel nuovo testo non trova spazio una vera e propria eccezione alla regola della spesa, la 'golden rule' ipotizzata dal ministro Giancarlo Giorgetti per le priorità strategiche dell'Ue.
Il documento spagnolo nelle scorse settimane in via provvisoria aveva anche sondato gli Stati su una ipotetica esenzione alla spesa per un massimo dello 0,2% del Pil per il 2025 e il 2026 su investimenti nazionali legati al Pnrr, ma sembra sia mancato il consenso (il Patto va riformato all'unanimità).
Rodolfo Ricci