Inviare un messaggio politico forte sull'importanza - ora più che mai - del partenariato strategico tra l'Ue e i Balcani occidentali, un partenariato che sta avanzando in termini e azioni concrete. Questo l'obiettivo principale del Summit Ue-Balcani occidentali che si è aperto ieri a Bruxelles. Si tratta del primo vertice convocato dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, che a tre giorni dall'inizio del suo mandato, ha ospitato una cena informale con i leader dei Balcani, a testimonianza dell'attenzione attestata alla regione. Il mondo cambia, è già cambiato, e profondamente, e in questo mutato scenario l’Ue deve sapersi evolvere, adeguare, muovere.
E’ questa la sfida esistenziale di un’Europa chiamata a ragionare su sé stessa, e il nuovo corso a dodici stelle passa da qui. "L’Unione europea nel mondo’ il nome del punto all’ordine del giorno di un summit interamente dedicato a questioni di politica estera. Un nome forse ambizioso, ma comunque che ben riflette le complessità di un contesto globale sempre più delicato. "E’ l’inizio di un percorso", assicurano i bene informati. Non ci saranno conclusioni specifiche sul tema, che Costa vuole lasciare aperto, per creare quella "visione condivisa" che oggi sembra mancare. Si tende ad avere dubbi, a muoversi in ordine sparso. Occorre capire come agire, come relazionarsi a partner nuovi, potenze emergenti, alleati che cambiano atteggiamenti. Qui il riferimento è al presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump.
L’obiettivo è costruire un consenso per "un mandato informale", assicurano le stesse fonti, vale a dire impegni politici non scritti per Commissione europea e Consiglio europeo. Nel mondo che cambia l’Ue deve cambiare, per evitare di restarne ai margini; in tal senso la sfida più nuova è quella della Siria, che entra prepotentemente nell’agenda di lavoro dei capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Ue. Preoccupa il processo di ricostruzione di un Paese devastato da quasi 14 anni di guerra civile. Si temono nuove ondate di richiedenti asilo, motivo che ha spinto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a volare ad Ankara per stringere nuovi accordi per la Turchia per continuare a fare da tappo e trattenere esuli e profughi. E’ l’Ue che arretra sui valori di unione e accoglienza, ancora una volta, e che nel mondo che cambia sceglie una strategia chiara.
L’intenzione del vertice dei leader è mandare un messaggiochiaro”sulla necessità di stabilizzare il Paese, ma pure la regione. Il Medioriente è un polveriera già esplosa, si vuole riportare stabilità. La questione arabo-israeliana è di quelle complesse, però, con l’Ue ai ferri corti con il governo di un Benjamin Netanyahu considerato da molti, attorno al tavolo, come nuovo criminale internazionale. Fin qui l’Ue ha dimostrato di poter fare poco, e il rischio è che continuerà in tal senso. Nel mondo che cambia Israele resta comunque un altro interlocutore su cui insistere ma fino a un certo punto.
Tra l’altro è prevista una riunione ad hoc con i leader di alcuni Stati membri - accomunati dalla linea dura sul tema dei flussi illegali - sul dossier migrazione, che dovrebbe tenersi a margine del Consiglio europeo di oggi. Lo riferiscono fonti diplomatiche europee.
I contorni della riunione sono in via di definizione, a partire dai leader che vi parteciperanno. Il formato dovrebbe essere analogo a quello della riunione tenutasi a margine del vertice europeo di ottobre scorso, un'iniziativa di Italia, Danimarca e Paesi Bassi che ha visto la partecipazione anche dei leader di Austria, Cipro, Polonia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Malta, Slovacchia.
Rodolfo Ricci