Il regolamento sugli imballaggi su cui sta lavorando la Commissione europea avrebbe, avverte il presidente di Confindustria, "un impatto devastante su tutte le imprese italiane e le filiere. Vuol dire impattare su quasi sette milioni di posti di lavoro diretti. È un impatto sociale violentissimo". Carlo Bonomi lo sottolinea intervistato a 'Sportello Italia' su Rai Radio 1. C'è il rischio di "un impatto sociale pesantissimo, credo che questi temi non si possano affrontare da un punto di vista ideologico", ribadisce il presidente di Confindustria. "La Commissione europea - spiega - sta lavorando ad una riforma della disciplina degli imballaggi, una proposta di regolamento che dovrebbe essere presentata il 30 novembre e già questo ci colpisce - evidenzia Carlo Bonomi - : non si parla di una direttiva che comporterebbe tutti dei passaggi legislativi europei ma si utilizza la forma del regolamento proprio per bypassarli. E soprattutto questo regolamento va ad incidere su una scelta tecnologica: il tema della sostenibilità ambientale in Europa deve essere affrontato in neutralità tecnologica, qui invece si preferisce il riuso al riciclo, peccato che l'industria italiana è all'avanguardia su queste tematiche, ha investito per anni sul riciclo, tant'è che oggi gli imballaggi sottratti alla discarica sono pari all'84%, quasi undici milioni di tonnellate".
Andiamo a vedere di cosa si tratta. Per ridurre i rifiuti da imballaggio l'Ue prepara una rivoluzione, che coinvolgerà tutti i settori dell'economia, consumatori inclusi. Tale è la portata delle bozze del nuovo regolamento in materia di packaging, che è in discussione tra i servizi della Commissione europea per essere presentato, come si diceva, il 30 novembre. Le novità sono tante in un testo che al momento conta 118 pagine più allegati. Si parte dalla considerazione che, nonostante gli sforzi, i rifiuti da imballaggio continuano ad aumentare, del 19% dal 2009 al 2019. Per invertire questa tendenza si pensa a interventi a tutto campo. A partire dal 2030, gli imballaggi in plastica dovranno contenere una quantità minima di contenuto riciclato recuperato da rifiuti plastici post-consumo. Vale anche per le confezioni "sensibili", si legge nel testo, cioè quelle per gli alimenti o i dispositivi medici, che dovranno contenere il 25% di plastica riciclata al 2030 e il 50% al 2040, "senza compromettere i requisiti di sicurezza e igiene". Entrando più nel dettaglio, potenzialmente dirompenti sono i target per il riuso e la "ricarica" delle confezioni nel settore bar e ristoranti, soprattutto per i cibi take-away. Secondo la bozza, dal 2030, il 30% delle bevande da asporto dovrebbe essere in confezione riusabile o "ricaricabile", per arrivare al 95% nel 2040.
Per i cibi pronti il target sarebbe del 20% al 2030 e del 75% al 2040. Le confezioni monouso dovrebbero essere vietate per la consumazione nei locali. E si tratterebbe di una sfida alle abitudini consolidate dei consumatori del caffè o dell'insalata da asporto e di una scelta controtendenza rispetto agli ultimi anni, in cui diversi settori industriali hanno costruito catene di produzione e distribuzione per assecondare l'aumento della domanda di cibi pronti e pratici da consumare fuori casa. Anche se ancora in discussione, le nuove regole Ue annunciano scompiglio anche in altri settori dell'economia, destando grande preoccupazione in ambienti industriali.
Il riuso sarà incentivato anche per gli imballaggi dei grandi elettrodomestici e per il trasporto in generale, con molte incognite che si aprono nell'epoca dell'e-commerce e della consegna a domicilio divenuta abitudine consolidata. Tra le altre norme allo studio, ci sono requisiti per le confezioni che raggruppano più prodotti e per la minimizzazione dello spazio vuoto negli imballaggi.
Secondo fonti industriali si tratta di disposizioni particolarmente impattanti su settori in cui la confezione e il suo design sono parte integrante del prodotto, come i profumi. Ma anche per la sicurezza generale delle spedizioni di prodotti in bottiglie di vetro e altri materiali fragili. Le nuove disposizioni non interesseranno solo tutti i produttori o i distributori di beni confezionati, ma anche gli stessi produttori di imballaggi, i quali dovranno essere progettati e concepiti per essere riutilizzate un numero massimo di volte. Peraltro, dopo il boom post pandemia il comparto del riciclo meccanico della carta adesso soffre le conseguenze degli aumenti dell'energia, con il crollo dei prezzi della carta riciclata e una flessione che, nel solo mese di settembre, ha toccato il - 69%. Il rapporto annuale Unirima 2022 (Unione nazionale imprese recupero, riciclo e commercio dei maceri e altri materiali) fotografa un anno di attività e racconta i risultati ottenuti: l'Italia è seconda in Europa per riciclo carta, ma è un primato che ora va tutelato.
Rodolfo Ricci