Venerdì 22 novembre 2024, ore 6:29

Scenari

Ucraina, evitare una lunga guerra conviene agli Usa. Lo dice la Rand

Gli Stati Uniti hanno un forte interesse ad evitare una lunga guerra in Ucraina. Sebbene Washington non possa determinare da sola la durata della guerra, può adottare misure per rendere più probabile un’eventuale pace negoziata. E' quanto sostiene una ricerca condotta dalla Rand Corporation, uno dei più influenti think tank Usa che aveva contribuito a elaborare un piano strategico a lungo termine per indebolire la Russia e costringerla a sbilanciarsi - tra le altre cose facendo ricorso alle sanzioni, sostenendo le proteste interne, boicottandola a livello internazionale e armando l’Ucraina - ma che ora nel suo ultimo studio si accorge che il gioco si è spinto troppo oltre e raccomanda di evitare l’escalation, distanziandosi dai falchi e avvicinandosi in qualche modo a quegli alti funzionari ed esperti che hanno fatto sentire la loro voce in tal senso. Gli autori del rapporto sostengono che, oltre a ridurre al minimo i rischi di una grave escalation, gli interessi degli Stati Uniti sarebbero meglio serviti evitando un conflitto prolungato. I costi e i rischi di una lunga guerra in Ucraina sono già significativi e superano i possibili benefici di una tale traiettoria per gli Stati Uniti. Attingendo alla letteratura sulla cessazione della guerra, gli autori identificano i principali ostacoli ai colloqui Russia-Ucraina nella “centralità dell’assistenza occidentale”, nel reciproco ottimismo sul futuro della guerra e nel reciproco pessimismo sulle implicazioni della pace. La prospettiva evidenzia quattro strumenti politici che gli Stati Uniti potrebbero utilizzare per mitigare questi ostacoli: chiarire i piani per il futuro sostegno all’Ucraina, assumere impegni per la sicurezza dell’Ucraina, rilasciare assicurazioni sulla neutralità del paese e stabilire le condizioni per la revoca delle sanzioni alla Russia. Nel dossier “Avoiding a Long War U.S. Policy and the Trajectory of the Russia-Ukraine Conflict”, la Rand Corporation prende così le distanze dai falchi e mette in guardia contro il conflitto prolungato in Ucraina. Il famoso think tank, collegato al Pentagono e al governo degli Stati Uniti, introduce un po’ di inconsueto realismo nel pensiero e nei piani dell’establishment di Washington sulla guerra in Ucraina nel suo nuovo studio di 32 pagine lanciando un allarme, il che è davvero insolito considerato che il think tank è noto per essere il braccio accademico dei falchi del complesso militare-industriale, che evidenzia come quelle attuali siano “percezioni errate simili a quelle che hanno prolungato la prima guerra mondiale”. L’obiettivo degli Stati Uniti per la guerra è, come ha affermato il Segretario alla Difesa Lloyd Austin nell’aprile 2022, “indebolire la Russia”. Ciò, tuttavia, richiederebbe molto tempo. Troppo e troppe energie, mentre ora Washington preferisce sfidare Pechino. Mosca sembra quasi archiviata: il nuovo obiettivo, speriamo non militare, è la Cina, suo vero avversario: “Al di là del potenziale di guadagni russi e delle conseguenze economiche per l’Ucraina, l’Europa e il mondo, una lunga guerra avrebbe anche conseguenze per la politica estera degli Stati Uniti. La capacità degli Stati Uniti di concentrarsi sulle altre sue priorità globali, in particolare la competizione con la Cina, rimarrà limitata fintanto che la guerra assorbirà il tempo degli alti responsabili politici e le risorse militari statunitensi”. Per sfilarsi dall’impasse, lo studio suggerisce che Washington potrebbe affrontare il problema condizionando ulteriori aiuti a Kiev al suo impegno nei negoziati. E anche questa sembra una novità, così come il fatto che il ripristino del pieno controllo territoriale dell'Ucraina non sia così significativo dato che impone costi che superano di gran lunga i benefici. Gli Usa, inoltre, potrebbero spingere l’Ucraina ad avviare i negoziati e ad accettare un esito negativo minacciando di interrompere il finanziamento della guerra. Ed incoraggiare la Russia ad avviare negoziati offrendo un sostanziale alleggerimento delle sanzioni. Lasciare che il conflitto si estenda più a lungo è di per sé un pericolo. Prolungare la guerra, pur avendo alcuni vantaggi per gli Stati Uniti, comporta rischi e costi ancora maggiori. Gli Stati Uniti, afferma Rand, possono adottare misure che rendano possibile una rapida fine della guerra. Il parere politico finale del rapporto conclude: “Un drastico cambiamento improvviso della politica statunitense è politicamente impossibile, sia a livello nazionale che con gli alleati, e in ogni caso non sarebbe saggio. Ma lo sviluppo di questi strumenti ora e la loro socializzazione con l’Ucraina e con gli alleati degli Stati Uniti potrebbero aiutare a catalizzare l’eventuale avvio di un processo che potrebbe portare questa guerra a una fine negoziata in un lasso di tempo che servirebbe gli interessi degli Stati Uniti. L’alternativa è una lunga guerra che pone grandi sfide per gli Stati Uniti, l’Ucraina e il resto del mondo”. Probabilmente non è un caso che il precedente appello per l’avvio immediato dei negoziati per porre fine alla guerra sia arrivato dal capo di stato maggiore statunitense Mark Milley. Con radici nella competizione della Guerra Fredda con l’Unione Sovietica, il primo programma relativo alla difesa di Rand si è evoluto fino a comprendere aree così diverse come lo spazio; affari economici, sociali e politici all'estero; e il ruolo del governo nella risoluzione dei problemi sociali ed economici. La ricerca appena pubblicata è stata condotta nell’ambito del Rand Center for Analysis of U.S. Grand Strategy, un’iniziativa del Programma di Sicurezza Internazionale e Politica di Difesa della Rand National Security Research Division (NSRD). Non è certo solo il desiderio di pace a spingere dunque per la cessazione della guerra. Competizione con la Cina, dunque, ma anche il fatto che in ogni caso ci sarà un’urgente necessità di rifornire gli arsenali europei/ottomani svuotati dai trasferimenti all’Ucraina, il che permetterà agli Stati Uniti di sfruttare su larga scala l’economia post-bellica.

Raffaella Vitulano

( 31 gennaio 2023 )

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