Ennesimo e stancante conto alla rovescia per trovare un accordo tra i negoziatori europei sulla riforma del Patto di stabilità: manca solo una settimana alla data limite del 9 febbraio, indicata dalla presidenza Ue di turno del Belgio per concludere in tempo la trattativa inter-istituzionale e poter approvare i testi legislativi all'ultima seduta plenaria del Parlamento europeo in aprile (22-25), prima delle elezioni europee di giugno (6-9). Il termine del 9 febbraio è stato in realtà imposto alla presidenza belga dal team che si dovrà occupare dopo il via libera della riforma della revisione legale dei testi e delle traduzioni. Non è quindi escluso che ci possa essere una qualche flessibilità, ma al momento i negoziatori lavorano per chiudere entro la scadenza del 9 febbraio. A dicembre la riforma era stata approvata all'Eurocamera e dai 27 Stati membri, introducendo nei testi proposti dalla Commissione europea diverse "salvaguardie" a garanzia del calo del debito pubblico e del deficit dei Paesi 'cicala'. L'attesa è ora che la trattativa tra le istituzioni Ue si concentri su come dar più spazio agli investimenti degli Stati. L'accordo a 27 del resto riflette un faticoso equilibrio tra 'frugali' e non, trasversale anche rispetto alle posizioni politiche.
A dispetto della posizione negoziale al Parlamento europeo, molto più morbida rispetto a quella del Consiglio, ci si attende infatti che l'intesa finale finirà per accettare i paletti sul calo del deficit (assenti dalla posizione approvata al Pe) chiedendo in cambio soprattutto deroghe alle regole sulla spesa pubblica. Al momento gran parte del negoziato resta ancora aperto, senza intese su alcuno dei punti principali. Altre sessioni sono in agenda per tutta la settimana. La riforma del Patto fissa dei criteri di rientro del debito pubblico per i Paesi che superano il tetto del 60% fissato dai trattati: con un calo richiesto da subito dal Consiglio, e invece dal Parlamento nell'arco del decennio successivo ai piani di spesa a 4-7 anni (dunque con la richiesta di un rientro a 14 o 17 anni).
Il taglio medio annuo è dello 0,5% del Pil per chi ha il debito tra il 60 e il 90% del Pil e dell'1% per chi sfora il 90%. Il Consiglio ha poi previsto un percorso 'virtuoso' sul deficit anche per i Paesi entro la soglia del 3% del Pil per garantire dei margini di sicurezza. Restano ferme le regole di rientro automatico dello 0,5% annuo del Pil per chi si trova in extra-deficit (oltre il 3% del Pil). Tutti i riflettori sono ora puntati sulle prime procedure di infrazione che verranno proposte a giugno dalla Commissione europea, visto che con il 2024 è stata archiviata la clausola di salvaguardia che ha sospeso il Patto ( il 'vecchio' Patto).
Già il 15 febbraio la Commissione europea aggiornerà intanto le previsioni economiche. Il pacchetto di primavera previsto dal semestre europeo slitterà invece a giugno, dopo le elezioni. Delle tre proposte legislative della Commissione (le modifiche ai regolamenti 1466 e 1467 e la modifica della direttiva 2011/85) solo una segue la procedura legislativa ordinaria, di codecisione: il regolamento sul cosiddetto "braccio correttivo".
Rodolfo Ricci