Non si può dire che non lo avessero avvertito: con i valori europei non si può scherzare. Ma lui, oltre a non scherzare, tira dritto. Tra accuse reciproche, lettere d'avvertimento e manifesti politici, lo scontro tutto ideologico tra la Commissione europea e il premier ungherese Viktor Orban sale di livello e per la prima volta arriva a toccare il campo economico. Mentre sale la tensione anche con la Polonia per le 'free zone’ Lgtb. Il giorno dopo aver fatto trapelare per vie informali la minaccia di bloccare il Recovery plan ungherese, tenendo in stand by i 7,2 miliardi di euro che Budapest chiede, l'esecutivo Ue smentisce questa intenzione.
Ma non ritira certo l'ennesimo ultimatum sul rispetto delle regole. L'esame del Pnrr ungherese è in corso e la resa dei conti con la valutazione finale di Bruxelles è attesa entro lunedì prossimo. I servizi Ue stanno analizzando in particolare il rispetto delle raccomandazioni indirizzate a Budapest nel 2019-2020 che contenevano precetti chiari sul rispetto dello stato di diritto, la corruzione e l'indipendenza dei giudici, ha spiegato il commissario Ue per l'Economia, Paolo Gentiloni. Ma se le due parti non troveranno un compromesso in queste ore febbrili di trattative, l'Ungheria potrebbe anche chiedere un'estensione di un mese, scongiurando una rottura definitiva che potrebbe trasformarsi in un boomerang anche per lo stesso governo magiaro, che della 'Orbanofobia’ dell'Europa, neologismo sfoggiato dal portavoce di Orban, ha ormai fatto un'arma di propaganda.
La frattura però ormai è profonda. Messa con le spalle al muro anche dalla recente legge anti-Lgbt che ha infiammato l'ultimo vertice dei leader Ue a giugno, alla Commissione non resta che fare leva sul Recovery per ottenere ravvedimenti su altri terreni. Primo su tutti quello dei valori fondamentali. Se l'Ungheria non aggiusterà il tiro, la Commissione è pronta a lanciare una nuova procedura d'infrazione contro Budapest, ha tuonato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, definendo "vergognosa" la legge che pone "sullo stesso livello" l'omossessualità e la pornografia. E avvertendo anche gli alleati polacchi dell'intenzione di "non restare a guardare" davanti alla creazione di 'zone free Lgbt'. Anche gli eurodeputati vanno a maggioranza verso la richiesta, con un voto che sarà finalizzato oggi, di un'azione legale urgente dell'Ue davanti allo "smantellamento della democrazia e dello stato di diritto in Ungheria", chiedendo anche di tagliare i fondi a chi va contro ai valori europei.
Ma, nelle parole della ministra della Giustizia, Judit Varga, a cambiare la legge da Budapest non ci pensano proprio. Anzi. Dietro la ribalta pubblica comunque i negoziati tra Bruxelles e il governo magiaro per scongiurare lo stop del Recovery plan proseguono. I due mesi previsti dal regolamento per l'esame del piano da parte della Commissione scadono lunedì. Vista anche la consegna tardiva del Pnrr ungherese, arrivato sul tavolo della Commissione Ue il 12 maggio, per l'eventuale via libera finale dei ministri dell'Economia a Budapest bisognerà probabilmente aspettare ancora.
Rodolfo Ricci