Stretta sui conti pubblici Ue, la Commissione europea si prepara al ritorno a regime delle regole di bilancio comuni. E avvisa che per il 2024 dovranno garantire la sostenibilità del debito a medio termine e promuovere una crescita sostenibile e inclusiva. Il messaggio prende la forma di 'linee guida' sulle politiche fiscali. Va letto però come un avvertimento: già sui conti attuali dalla primavera del 2024 potranno scattare procedure per deficit eccessivo, la bestia nera di Bruxelles che impone il rientro dei conti ai Paesi 'cicala', nel caso anche con sanzioni. Il dossier è di quelli seguiti con attenzione da tutti i governi. Dalle scelte dipenderà lo spazio di manovra che gli esecutivi avranno. "Nel Patto di stabilità e crescita si deve tenere maggiormente in considerazione il tema dell'equilibrio tra stabilità e crescita, entrambi sono necessari", ha commentato la premier Giorgia Meloni che a Roma ha incassato un giudizio positivo dal premier olandese Mark Rutte. Il passaggio di Bruxelles è una prima tappa verso il nuovo Patto.
Gli Stati, ha fatto sapere l'esecutivo europeo, dovrebbero tenerne conto nell'esecuzione dei bilanci 2023, nella preparazione dei programmi di stabilità e convergenza (che i Paesi presentano entro fine aprile definendo i piani per il triennio) e nei documenti programmatici di bilancio, la manovra per il 2024 'tradotta' per Bruxelles. Il tetto da non sforare resta il 3% del deficit sul prodotto interno lordo fissato dai Trattati. Le attuali previsioni per il deficit italiano al 2023 sono del 4,5% (come indica la Nadef, da rivedere con il Def di aprile).
"Si tratta di passare a politiche fiscali più prudenti", ha segnalato il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. A maggio la Commissione darà ai 27 Stati membri le proprie 'raccomandazioni' (nel 'pacchetto di primavera') con requisiti differenziati in base alle sfide di sostenibilità del debito, cercando un equilibrio tra le attuali regole del Patto di stabilità, sospeso dall'inizio della pandemia, e quelle nuove in via di approvazione. In linea alla riforma del Patto ipotizzata dalla Commissione, sarà indicato un valore per la spesa primaria netta (al netto delle entrate una tantum e della spesa per interessi e per disoccupazione), il valore unico che andrà a sostituire le più complesse indicazioni del vecchio Patto su 'output gap' (differenza tra pil effettivo e potenziale) e deficit strutturale (cioè depurato dal ciclo economico).
Agli Stati, comunque, sarà chiesto di ridurre la spesa, non gli investimenti. "È importante muoversi fin da ora verso un quadro credibile e solido", ha segnalato il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni. Comunque, "la clausola generale di salvaguardia del Patto di stabilità e crescita sarà disattivata alla fine del 2023". Per il pacchetto di proposte legislative della Commissione sul nuovo Patto, si guarda ora ad aprile, se come atteso arriverà il via libera dal consiglio Ecofin di martedì prossimo (14 marzo), con una dichiarazione di convergenza dei 27, al netto del lavoro ancora da fare. Per la riforma non c'è al momento la "situazione di trincee contrapposte che c'è stata nel corso degli anni sulle regole fiscali", ha segnalato
Gentiloni.
Rodolfo Ricci