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Bruxelles 

Patto di stabilità: torna la divisione tra Paesi ad alto e medio debito 

Trattative a tutto campo ma dagli esiti ancora tutti da definire. Nell'ultima ipotesi di compromesso sulla riforma del Patto di stabilità sembra ritornata la divisione tra i Paesi fortemente indebitati e quelli che superano il tetto del 60% fissato dai trattati. La regola del taglio annuo dell'1% del Pil ora sul tavolo, in vista dell'Ecofin della prossima settimana, vale per i Paesi con un debito che supera il 90% del Pil. Per quelli con un debito tra il 60 e il 90% la richiesta sarebbe di ridurlo dello 0,5%. È quanto si apprende da fonti vicine al negoziato.

L'ipotesi non è già in un aggiornamento del testo sul braccio preventivo del Patto, ancora fermo alla bozza dei giorni scorsi. Nel negoziato sulla riforma del Patto di stabilità si ipotizza una forchetta tra lo 0,5% e lo 0,75% annuo cumulato per la soglia di scostamento che sarà tollerata per i piani di spesa a 4 anni, che saranno concordati dagli Stati e potranno venir estesi a 7 anni. Il criterio è quello del 'conto di controllo' introdotto dalla riforma, nel quale si segnerà di anno in anno di quanto la spesa netta effettiva realizzata da un Paese sia superiore o inferiore al previsto. L'idea è che il saldo annuale tra crediti e debiti così registrati dal conto di controllo di un Paese non debba superare la quota appunto tra lo 0,5% e lo 0,75% del Pil, nel qual caso scatterebbe una procedura.

La forchetta è rimasta a lungo indefinita in negoziato, anche se il tema è sempre rimasto centrale in trattativa assieme alle salvaguardie sul calo del debito e del deficit. Anche la forchetta da ultimo ipotizzata sarebbe però giudicata troppo alta dai Paesi 'frugali'. In generale fonti a conoscenza del negoziato ritengono molto difficile che si riesca a concordare un 'approccio generalè al Consiglio Ecofin della prossima settimana, come pure si ritiene difficile un accordo politico sulla riforma. Resta solo un elemento di speranza: continuano serrate le trattative sulla riforma e il negoziato si è scaldato già in Commissione Affari economici e monetari al Parlamento europeo e da quanto si apprende da fonti vicine alla trattativa nella riunione tra i relatori, inclusi i relatori ombra, si è fatto particolarmente acceso soprattutto sul calo annuo del debito previsto dalle nuove regole.

Gli esponenti del Ppe avrebbero messo sul tavolo cifre sul taglio dell'indebitamento annuo nell'ordine dell'1,5% del Pil, alle quali S&D avrebbe contrapposto una forchetta dello 0,1-0,5%. La riforma avrebbe dovuto arrivare al Pe al voto alla Econ il 4 dicembre ma è stata fatta slittare all'11 dicembre, anche in attesa dell'esito della trattativa al Consiglio e di quanto deciderà l'Ecofin. Da quanto spiegano fonti qualificate, comunque, l'obiettivo resta quello di portare la riforma al fotofinish alla plenaria del Parlamento europeo dell'11-14 dicembre, perché il timore è che in caso contrario non basti il tempo per concludere le trattative inter istituzionali al cosiddetto trilogo, per portare quindi la riforma definitiva all'ultima plenaria di aprile, prima delle europee.

Rodolfo Ricci

( 30 novembre 2023 )

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