"Penso che possa esserci un consenso sul futuro delle regole bilancio? La risposta è sì. So che sarà difficile, è un dibattito che interesserà tutti i livelli dell'Ue, ma penso anche che alla fine riusciremo ad arrivare a un accordo". L’Europa tende a tornare ai vecchi schemi pre-covid evidenziati da questa dichiarazione del presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, rispondendo alle domande degli deputati in audizione alla commissione Economica del Parlamento Ue. Nell'Eurozona "c'è stato un incremento significativo del debito, ma potremo gestirlo meglio se riusciremo a incoraggiare le nostre economie portandole a un periodo di crescita sostenibile che si prolunghi negli anni - ha aggiunto -, per questo bisogna fare delle scelte di bilancio con il giusto equilibrio tra la sostenibilità del debito, che è una questione importantissima" e "la crescita".
Ma sicuramente qualcosa è cambiato negli equilibri dell’Unione europea. "Non penso che la messa in comune dei rischi e l'ammorbidimento delle regole comuni ci facciano fare progressi. Però, certo, bisognerà trovare il modo di migliorare il Patto di stabilità facendo in modo che l'abbattimento dei debiti non tolga margini agli investimenti in tecnologie avanzate, tutela ambientale e altre importanti priorità", ha sostenuto il nuovo ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, intervistato da Repubblica, che dall'altro lato avverte: "Non sempre un cambiamento è un miglioramento. È importante che il debito pubblico dei partner Ue resti nel suo insieme sostenibile". Lindner ha sottolineato che "l'Italia ha un enorme potenziale economico. È uno dei principali partner commerciali della Germania. E vanta aziende impressionanti e di rango mondiale. È un Paese che può irrobustire i suoi punti di forza e non deve temere il Patto di stabilità". Secondo il ministro tedesco, l'esperienza di Next Generation Eu non è ripetibile: "È stata una risposta singola a un singolo evento".
Alle parole di Lindner ha fatto seguito un cambiamento di linea politica monetaria che era nell’aria da tempo: la Bce avvicina il rialzo dei tassi d'interesse e la fine del quantitative easing che fa da ombrello al debito di Paesi come l'Italia dal 2015. E immediatamente sono saliti il tasso del Btp decennale e lo spread, che ha toccato quota 150 nonostante le rassicurazioni della presidente Lagarde. Lo sfondo è quello di un'inflazione record nell'area euro (5,1%), e ai massimi di un quarto di secolo in Italia. Numeri che fanno pronunciare alla presidente Christine Lagarde una serie di commenti che infiammano l'euro e i rendimenti dei Btp italiani. L'inflazione a dicembre e gennaio "ha sorpreso al rialzo", ha detto la Lagarde. I rischi sullo scenario inflazionistico "sono orientati al rialzo". E ancora, nel Consiglio direttivo della Bce "la preoccupazione è unanime" per l'inflazione che rischia di frenare consumi, investimenti, crescita. Infine la stoccata finale: "Valuteremo molto attentamente" è la risposta con cui Lagarde di fatto non ha confermato di considerare, come aveva fatto a dicembre, "altamente improbabile" un rialzo dei tassi già nel 2022. Non è un fulmine a ciel sereno: i mercati - sulla base dell'inflazione galoppante a livello globale, della Fed che va verso la stretta a marzo e della Bank of England che ha già alzato i tassi allo 0,5% - da mesi anticipavano una doppia stretta della Bce entro il 2022, in piena sfida alle rassicurazioni della Bce sulla natura temporanea della fiammata dei prezzi.
Ormai, dopo le parole di Lagarde, hanno addirittura alzato il tiro, portando a giugno 2022 la scommessa su un primo rialzo. Però la svolta della presidente della Bce - durante una conferenza stampa in cui a tratti la francese è parsa tesa, in difficoltà, con numerose pause di fronte all'incalzare delle domande - lascia il segno. Da oltre un decennio non si sentiva una conferenza stampa così dominata dalla parola 'inflazione'. E poi il comunicato diffuso dalla Bce pochi minuti prima era quasi un 'copia e incolla' di quello rassicurante di dicembre: tassi fermi, Qe pandemico che termina a marzo gli acquisti netti, e da lì in poi la palla passa al programma 'App' con una riduzione graduale nel corso dell'anno. L'inversione di marcia, netta, avviene perché "rispondiamo a una situazione, ma la situazione è cambiata", ha spiegato Lagarde. Ora tutto dipenderà dagli sviluppi dell'inflazione, legati peraltro alla volatile conflittualità sull'Ucraina.
Rodolfo Ricci