Da un lato il Sachverstaendigenrat (il Consiglio tedesco degli economisti) che propone di superare il limite delle 8 ore di lavoro giornaliere e, contemporaneamente, di fissare a 48 ore il limite massimo di lavoro settimanale; dall’altro il sindacato tedesco dei metalmeccanici, il potente Ig Metall, che rivendica una riduzione dell’orario settimanale a 28 ore. Il tema dell’orario di lavoro, insomma, in Germania è tornato al centro del dibattito. E ancora una volta il rinnovo del contratto dei metalmeccanici tedeschi diventa la cartina di tornasole delle tendenze in atto nella locomotiva d’Europa. Oltre ad un aumento delle retribuzioni del 6%, infatti, per i 3,9 milioni di metalmeccanici in Germania, l’Ig Metall rivendica il diritto di lavorare 28 ore a settimana (invece che 35) per i prossimi due anni. Ed è proprio questo, più che la richiesta di un consistente incremento salariale, ad allarmare i datori di lavoro. Per la prima volta dallo storico conflitto del 1984, quando la Germania, al termine di una mobilitazione sociale durata sette settimane adottò la settimana di 35 ore, l’orario di lavoro è tornato al centro dell'attenzione di politici, sindacalisti ed economisti nei Länder.
Secondo Enzo Weber, ricercatore presso l' Institute for Employment (IAB), la domanda dell'IG Metall "pone un’esigenza reale". Da un lato, la legge tedesca prevede il diritto di lavorare a tempo parziale, ma non il diritto di tornare a tempo pieno in seguito, ha spiegato. Di conseguenza, coloro che lavorano part-time rimangono spesso bloccati. Soprattutto, il vecchio schema tradizionale in cui l'uomo lavorava e la donna restava a casa è stato superato. La questione potrebbe anche diventare oggetto dei negoziati per formare un nuovo governo tra la Cdu di Angela Merkel e l’Spd di Martin Schulz. Nei loro programmi, entrambe le parti sostengono la possibilità di rendere reversibile l’opzione tra orario di lavoro part-time e full-time. Resta da vedere chi saranno i primi a concludere il negoziato: le parti sociali o i partiti politici.
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